Silvio Soldini alla Reggia di Caserta: un viaggio tra luoghi, personaggi e memoria

Intervista a cura di Lucia Grimaldi, direttore della testata

La cornice maestosa della Reggia di Caserta, patrimonio UNESCO, ha accolto Silvio Soldini, regista raffinato e pluripremiato, autore di film che hanno segnato il cinema italiano contemporaneo. L’occasione è stata l’evento “Maestri alla Reggia”,  evento annuale organizzato dall’Università “Vanvitelli”, che ha portato il cineasta a confrontarsi con uno dei luoghi più suggestivi e carichi di storia del nostro Paese.

L’incontro si pare sottolineando come Soldini abbia sempre scelto scenari particolari per i suoi film, dalle grandi città a luoghi insoliti. Viene evidenziato come la Reggia, già set di produzioni internazionali come Star Wars, abbia un potenziale immenso anche per il cinema d’autore italiano.

D: La Reggia e Caserta in particolare, potrebbe essere un set per un suo prossimo film?
Il regista sorride e risponde con cautela: “Magari, dovrei pensare a una cosa ad hoc però, perché non è che si può ambientarci di tutto.”

La scoperta della Reggia

D: Era la sua prima volta alla Reggia?
Soldini ammette: “Praticamente sì. Ero stato una volta tanti anni fa, ma non ricordo quasi niente. È bellissima. Forse allora avevo visto solo il giardino, non gli interni. Oggi invece li ho visti con più attenzione, anche perché mi sono stati raccontati e spiegati.”

Mi preme sototlineare  l’emozione che traspare dalle parole del regista, che descrive la Reggia come “un luogo pazzesco” e manifesta il desiderio di tornare a visitarla di giorno, per coglierne la luce naturale e la magia del parco.

I tempi sono ristretti, per sposto l’attenzione sul cinema di Soldini, in particolare su Pane e Tulipani, film che ha conquistato pubblico e critica.

D: Nei suoi film i personaggi sono molto introspettivi. C’è qualcosa di autobiografico?
Il regista riflette: “In ogni film c’è inevitabilmente qualcosa di autobiografico. In particolare, però, in Pane e Tulipani non credo ci sia niente di diretto. Anche se, in ogni personaggio cerco di mettere qualcosa che conosco, qualcosa che so o qualcosa che vorrei essere. Alla fine c’è sempre una riflessione sulla vita, su te stesso, su quello che faresti.”

Ed è proprio questa capacità di intrecciare realtà e immaginazione renda i suoi film universali, pur mantenendo un’anima profondamente personale.

D’obbligo la domanda sull’ultimo lavoro del regista, Le Assaggiatrici, tratto dal romanzo di Rosella Postorino.

D: Come è nato questo progetto?
Soldini racconta: “Mi è stato proposto dai produttori di fare un adattamento dal romanzo. Avevo sentito parlare della storia di Margot Wolk, una donna che a 94 anni raccontò di essere stata costretta ad assaggiare i pasti di Hitler. Alcuni non credono che sia vera, ma io penso di sì. Postorino ne è rimasta affascinata e ha costruito una storia che mi ha molto emozionato. Così è nato il film, che è diverso dal romanzo, ma credo mantenga la stessa anima.”

D: Quali difficoltà ha incontrato?
Il regista confessa: “Fare un film è sempre difficile, e ancora di più un film in costume. Non l’avevo mai fatto e temevo che suonasse fasullo. Ho chiesto a tutti i reparti – trucco, costumi, scenografia – e soprattutto agli attori, scelti tedeschi proprio per emanare verità, di fare il possibile perché questa autenticità si sentisse.Girare in costume forse è stata la vera novità per me e la sfida più grande.”

Tipico di Soldini la ricerca di verità, un tratto distintivo del suo cinema, anche quando si confronta con la storia e con la memoria collettiva.

Concludiamo questa piacevole, seppur breve chiacchierata, affrontando un topos del cinema: il  viaggio

D: Lei ha detto che ogni film è un viaggio. Quale sarà il prossimo?
Soldini sorride e lascia un piccolo indizio: “Credo proprio che sarà una commedia. Posso dire solo questo.”

Ogni opera del regista è un percorso di esplorazione, tra luoghi e anime, e  la leggerezza di una  commedia potrà rappresentare sicuramente un nuovo capitolo di questo viaggio.
La Reggia di Caserta, con la sua imponenza e la sua storia, ha fatto da sfondo a un dialogo che ha messo in luce la sensibilità e la cordialità di Silvio Soldini, regista capace di trasformare luoghi e vicende in immagini che restano impresse. Dopo l’intensità de Le Assaggiatrici, il pubblico attende ora di essere accompagnato in un nuovo viaggio, questa volta all’insegna della commedia.

 

Per le foto si ringrazia il collega Salvatore De Rosa.