Spiccioli di spiritualità, gli angeli nella traduzione cristiana, ebraica e islamica

A cura di Michele Pugliese

Per il consueto numero domenicale della rivista “Spiccioli di spiritualità”, diretta dal prof. Pasquale Vitale, il prof. Michele Pugliese ci parla degli angeli nella tradizione cristiana, ebraica e islamica
Il 2 ottobre la Chiesa fa memoria degli angeli custodi. Ma chi sono queste creature celesti? E da dove hanno origine?
Diciamo subito che la credenza negli angeli è molto antica e risale già agli antichi popoli mesopotamici (Sumeri, Babilonesi, Assiri), intorno al secondo millennio a.C., anche se fra essi non esisteva il concetto di ‘angelo’ così come inteso nelle religioni monoteiste (un messaggero del Dio onnipotente). Tuttavia, vi erano numerose figure intermedie, spiriti e divinità minori, che svolgevano funzioni analoghe: messaggeri divini, spiriti protettori e guardiani contro il male.
Queste figure dalla Mesopotamia entrarono in contatto col popolo d’Israele, che nel frattempo si era stanziato nella terra di Canaan dopo l’esodo dall’Egitto, attraverso i viaggi che facevano i commercianti di spezie, incensi e pietre preziose dalla Mezzaluna Fertile fino alle coste del Mediterraneo.
Figure spesso ibride tra la divinità e l’uomo, esse vennero in qualche modo ‘adottate’ dalla tradizione ebraica per salvaguardare la trascendenza di Dio. Nessuno, tranne pochi privilegiati come Mosè, poteva stare al cospetto di Dio senza morire, e quindi gli angeli diventarono i messaggeri di Dio (lo stesso nome ‘anghelos’, dal greco, significa messaggero, colui che porta la notizia).
Così gli ebrei nella loro Bibbia – chiamata Tanak, che corrisponde grosso modo al nostro Antico Testamento – presentano gli angeli in forma antropomorfa, senza ali, come esseri subordinati a Dio che agiscono sempre in funzione della Sua volontà. Il loro ruolo insomma è quello di ‘delegati’ divini, che intercedono nelle vicende umane.
I primi angeli a ricevere un nome proprio nella Bibbia ebraica (nel libro di Daniele) sono l’Arcangelo Michele (primo dei principi e custode del popolo di Israele) e Gabriele. Troviamo poi l’arcangelo Raffaele, sotto il nome di ‘Azaria’ nel libro di Tobia, che accompagna il giovane protagonista del libro nel suo viaggio, fornendogli guida e protezione. L’ebraismo, tuttavia, ha sempre cercato di evitare che gli angeli diventassero oggetto di culto, concentrando l’adorazione sull’unicità di Dio. Questo però non impedì loro di sviluppare complesse gerarchie angeliche (come i Malakim, gli Erelim, i Seraphim e gli Ophanim), assegnando a ciascuna classe ruoli e attributi specifici, che saranno sviluppati poi anche dalla tradizione cristiana, la quale ereditando l’angelologia ebraica, la riplasma in una dimensione fortemente cristologica: gli angeli sono creature spirituali al servizio del piano di salvezza realizzato da Cristo.
In realtà la Chiesa Cattolica riconosce il culto solo per i tre arcangeli citati nelle Sacre Scritture: Michele, Gabriele e Raffaele. Michele è il capo delle schiere celesti, Gabriele il messaggero per eccellenza e Raffaele il custode e guaritore, ma Alberto Magno – grande filosofo e maestro di Tommaso d’Aquino – all’inizio del XIII secolo ci parla anche di Lucifero, che spinse una schiera di angeli a ribellarsi a Dio. Nel Medioevo si delinea una gerarchia di nove cori angelici, adottata anche da Dante nella Commedia, divisi in tre triadi che comprendono: Serafini, Cherubini, Troni, Dominazioni, Virtù, Potestà, Principati, Arcangeli, Angeli.
La tradizione cristiana poi ha sviluppato anche una figura di particolare rilievo che è l’Angelo Custode, un’entità spirituale che, secondo la dottrina, è assegnata a ogni fedele “per proteggerlo e condurlo alla vita” e che, come abbiamo detto, la chiesa celebra il 2 ottobre.
La nostra breve dissertazione sugli angeli però non potrebbe essere completa se non accennassimo anche alla presenza degli angeli nella tradizione islamica. Infatti la fede negli angeli è uno dei sei principali articoli di fede nell’Islam, a sottolineare la loro fondamentale importanza teologica e pratica nella vita del credente. Nel Corano hanno un ruolo essenziale e alcuni di essi prendono il nome dalla tradizione ebraico-cristiana: Gibril (Gabriele): l’arcangelo della rivelazione, colui che ha trasmesso il Corano al Profeta Maometto; Mika’il (Michele): l’angelo della misericordia; Izra’il (Angelo della Morte) incaricato di prendere le anime dei defunti; Israf’il, l’angelo che suonerà la tromba per annunciare il Giorno del Giudizio. Anche nell’Islam c’è la tradizione degli angeli custodi, accompagnata però anche dagli ‘angeli scrivani’, che registrano tutte le azioni, buone e cattive, degli esseri umani.
Beh, che dire, con tutti questi angeli siamo in buona compagnia, e non è finita qui, perché di angeli, o di figure molto simili, si parla anche nell’Induismo e nel Buddhismo. Ma di questo ci occuperemo in una prossima occasione.