Il gruppo 31 agosto ritiene opportuno pubblicare quanto segue.
La direttrice pro tempore della Reggia di Caserta, avrebbe diffuso alcune sue considerazioni “chiarezza e responsabilità” sulla nota questione “abbattimento di 750 lecci della via d’acqua.”
Le riportiamo di seguito non perché svelino, al riguardo, chissà che di nuovo o di segreto, ma proprio perché, ripetendo ossessivamente tesi e concetti già più volte puntualmente e pubblicamente contestati nella sostanza e nella forma, connoterebbero di grottesco l’intera vicenda laddove fossero confermate.
Infatti, rivelerebbero un’ossessiva volontà, anche se a pochissimi mesi dalla scadenza del proprio mandato, di mantenere ferme le proprie decisioni al riguardo, a prescindere dalle tante contrarie considerazioni espresse in merito nelle più varie forme (incluse ben 5 interrogazioni parlamentari) e nette posizioni contrarie espresse da più parti quali Associazioni, Comitati, Gruppi FB, oltre che, ovviamente, da innumerevoli cittadini, per non dire poi dei pareri negativi o dubitativi espressi al riguardo perfino dai competenti organi del MiC.
Insomma, se tutto ciò venisse ignorato dalla direttrice, se non le facesse sorgere almeno qualche lucido dubbio sulla giustezza, oltre che sulla liceità delle proprie decisioni, davvero si concreterebbe un clamoroso caso di egocentrismo autoreferenziale, certamente non compatibile con le caratteristiche di managerialità proprie di chi riveste un ruolo di responsabile di un museo dello Stato di tale livello e con annesse responsabilità in termini di gestione di rilevanti fondi pubblici.
Alla luce di tutto ciò riteniamo urgente e non più differibile un intervento sostanziale di complessiva valutazione dell’attuale modalità di gestione della Reggia di Caserta da parte del Ministro competente nonché di quanti altri riscontrassero profili di doveroso intervento in tale fattispecie.
Tanto premesso, proprio per mettere in rilievo l’assurda ostinazione della direttrice su tale vicenda, ancora una volta andiamo a contestarle, punto per punto, la validità di quanto avrebbe riaffermato.
Si legge nel messaggio:
“Chiarezza e responsabilità sul viale dei lecci
In queste ore circolano informazioni che parlano di “abbattimento”, ma è doveroso chiarire che il viale dei lecci non viene eliminato. È previsto un intervento di sostituzione integrale con la ripiantumazione di 750 nuovi lecci, più di quelli oggi presenti dopo i recenti crolli”.
Siamo alla pura dialettica in quanto solo una delirante concezione dei reali poteri di un direttore di museo potrebbe far ritenere lecita la eliminazione di storici filari arborei.
In realtà, “l’abbattimento” dei lecci non può essere negato per il solo fatto che essi verrebbero sostituiti con nuovi esemplari. Inoltre, la sostituzione non eliminerebbe affatto tutti i problemi connessi a tale radicale provvedimento fra cui soprattutto la pesante alterazione della scenografica e imponente prospettiva verde attuale che certamente non potrebbe assicurare il reimpianto degli alberi già per il solo fatto di essere necessariamente costituito da esemplari giovani e quindi di taglia molto più piccola e meno frondosa.
“Gli esemplari attuali risultano in larga parte compromessi dal punto di vista fitosanitario, soggetti a cedimenti continui, e le piante messe a dimora negli ultimi decenni non sono mai riuscite a crescere”.
Si tratta di dichiarazione lunare in quanto smentirebbe lo studio preliminare che la Reggia stessa ha commissionato all’Università di Bologna probabilmente al fine di dare giustificazione scientifica all’intervento in argomento. Infatti, dalle conclusioni di tale indagine del 17.11.2022 (pag. 2 tab. 1) risultano di “classe di priorità elevata” n. 237 lecci pari al 31%, di “classe media” n. 162 lecci pari al 22% e di “classe media/bassa” n. 352 lecci pari al 47%, per un totale di 751lecci.
Dunque ai 237 lecci davvero da sostituire perché fortemente compromessi o in qualche caso già morti, vengono semplicisticamente sommati quelli di classe media e medio/bassa (n. 514). Una vera e propria manipolazioneopportunistica dei dati. Al riguardo va ribadito che da indagini terze compiute anche con sofisticate tecnologie scientifiche (Consorzio Universitario Benacom), la percentuale di lecci che necessita di essere abbattuta e sostituita è intorno al 18%, mentre indagini effettuate a terra dalle associazioni ambientaliste riportano percentuali ancora più basse.
Infine, l’esperienza citata di recenti fallimenti di puntuali sostituzioni è davvero ridicola per la sua banalità. Infatti, basterebbe ricordare che, da quando furono impiantati la prima volta, quei lecci fino ad oggi sono stati sempre puntualmente sostituiti quando necessario e con gli ottieni risultati che hanno assicurato gli interventi di manutenzione straordinaria sempre necessari in caso di reimpianti e che, evidentemente, sono stati colpevolmente omessi nei casi citati dalla Maffei. Non è un caso che il doppio filare dei lecci nasce come bosco artificiale coetaneo e nei 240 anni della sua vita diventa un bosco artificiale disetaneo.
“Rigenerare non significa cancellare, ma assumersi la responsabilità di preservare un patrimonio storico e paesaggistico, come avviene nei più importanti parchi storici del mondo, garantendo al tempo stesso la sicurezza delle persone”.
Quest’ultima affermazione sulla “sicurezza delle persone” è davvero grave nella sua superficialità. Infatti viene del tutto trascurata la circostanza che esistono quattro filari di lecci a formare due distinti viali ai lati della via d’acqua.
Ebbene, malgrado lo studio dell’Università di Bologna abbia riguardato tutti e quattro i filari di lecci per concludere che oggi hanno tutti le stesse caratteristiche fitosanitarie, chissà perché, si è deciso di limitare l’intervento di abbattimento soltanto ai due filari più prossimi alla via d’acqua di ogni viale. Sarebbero quindi esclusi da tale provvedimento di abbattimento i restanti filari di lecci per quanto, non solo nelle stesse condizioni di salute dei primi, ma per di più anche di maggiore taglia perché diversamente potati.
Dunque, chissà perché, secondo la Maffei, il visitatore che percorre quei viali dei lecci dovrebbe correre rischi solo per il pericolo di crolli dei lecci dei primi filari e non anche perquelli dei filari più interni.
“Proteggere i lecci oggi significa permettere al viale di esistere anche domani. Le affermazioni che stanno circolando non corrispondono alla realtà dei fatti”.
Dunque, in conclusione, “le affermazioni che stanno circolando” corrispondono puntualmente alla realtà dei fatti che non può essere affatto mistificata da alcuna scomposta reazione, probabilmente provocata dalla consapevolezza che non si può affatto trascurare l’importanza anche mediatica delle iniziative in corso a contrasto del provvedimento di abbattimento dei lecci.
Infatti, il successo fin qui ottenuto della petizione online contro l’abbattimento dei lecci, che in pochi giorni ha raccolto oltre 2.000 firme verificate, e quello prevedibile dell’evento “una persona per ognuno dei 750 lecci da abbattere” organizzato per il prossimo 4 gennaio,potrebbero definitivamente far accantonare questoscellerato progetto che stravolgerebbe l’architettura arborea del monumento vanvitelliano, di certo anche per essa“Patrimonio dell’Umanità”.