CASERTA. ISSR SAN PIETRO : PASQUALE IORIO-LE PIAZZE DEL SAPERE POLEMIZZA CON IL VESCOVO DI CASERTA GIOVANNI D’ALISE.

di Pasquale Iorio – Le Piazze del Sapere

Lettera aperta ai cristiani casertani
Dopo gli appelli della rete di associazioni, anche sulla stampa si sta aprendo un dibattito sulla assurda vicenda dell’ISSR S. Pietro, sulla decisione assunta dagli organi diocesani e vaticani di sopprimerlo per dare vita ad un “nuovo polo teologico casertano”.

Su questo progetto va dato atto ai vescovi di Aversa e di Capua di essere impegnati in prima persona.

Nello stesso tempo va detto che non comprendiamo le decisioni assunte dal Vescovo di Caserta, che finora non ha mosso un dito per salvaguardare la struttura e le attività operative nel capoluogo, che rappresentano uno dei centri di eccellenza della produzione del sapere, non solo cattolico. Basti pensare al ruolo che svolgono in città la biblioteca annessa, uno dei centri della vita culturale, un bene comune e di socialità a disposizione dei cittadini.

In un dettagliato intervento sul periodico Poliedro il vescovo D’Alise ricorre anche ad espressioni forti, quando parla di “democrazia” e addirittura taccia di “terrorismo” chi ha opinioni diverse dalle sue. Noi non ci intendiamo di diritto ecclesiastico, ma abbiamo ben chiaro i due concetti in uno stato di diritto e laico. Ci appare disarmante il modo di argomentare del Vescovo, che non si confronta con nessuno, tanto meno che i docenti e gli studenti dell’ISSR che hanno contestato in assemblee infuocate il provvedimento adottato.

Nello stesso tempo, da sindacalista, abbiamo il dovere di chiedergli se si è mai posto il problema del destino delle persone impegnate nelle vari attività (dai docenti agli amministrativi ed operatori dei servizi di accoglienza e di biblioteca). Che fine faranno nella nuova riorganizzazione?

Né tantomeno il Vescovo si pone il problema di verificare le motivazioni in merito ai giudizi e valutazioni sulla qualità ed efficacia dei servizi prestati dall’ISSR, da tutti ritenuti di qualità e di eccellenza, un patrimonio di tutta la comunità e della “civitas casertana” (per usare un’espressione cara al VE Nogaro).

Quello che dovrebbe spiegare, invece, è come ha recepito, insieme ai suoi colleghi di Aversa e Capua, le direttive ricevute alla luce dei risultati della verifica nazionale degli Istituti Superiori di Scienze Religiose, conclusasi a metà del 2014. A noi risulta da fonte documentata che l’ISSR San Pietro di Caserta ha superato ampiamente la fase della suddetta verifica.

Per queste ragioni siamo scesi in campo con gli Appelli della rete di associazioni e stiamo decidendo di intensificare la mobilitazione anche con iniziative pubbliche alla ripresa di settembre, aperte alle forze del mondo dei saperi e delle conoscenze (senza distinzioni di razza e di religione). Chiediamo alle istituzioni locali – in primo luogo al sindaco Marino ed al Consiglio Comunale– di prendere posizioni per impedire che si disperda un altro pezzo vitale per la vita civile e culturale cittadina.
Con estrema franchezza ci permettiamo di ribadire che se il vescovo D’Alise non darà spiegazioni chiare su questi aspetti nodali si dovrà concludere che il “terrorismo” lo fa lui con le sue decisioni prese per motivazioni che possiamo anche supporre “oscure”. Quando poi scrive di “campanile” e di «guerre» tra vicini dimostra di non aver capito nulla delle nostre petizioni. Il nostro NO non è una questione di meschino campanilismo ma nasce come reazione a una decisione non giustificabile, che priva la città di Caserta di uno dei pochi strumenti che le sia rimasto per scandire la sua crescita morale e riscatto civile, necessaria per il legittimo riconoscimento di guida di Terra di Lavoro.
Infine, ci sia consentito di esprimere una forte delusione ed amarezza per il silenzio che vediamo permanere su questa vicenda, in primo luogo da parte di quegli intellettuali della cultura politica più radicale (anche dell’area cristiana). E’ proprio strano che queste persone (alcune hanno insegnato e lavorato per anni nell’ISSR– pronte ad intervenire su tante questioni aperte – non si fanno sentire su una battaglia di civiltà concreta. Ci sembra un caso di incomprensibile omertà.