Le indagini e le perquisizioni di questi giorni da parte della Polizia e della Magistratura hanno fatto
ritornare d’attualità una inchiesta sull’infiltrazione del clan dei Casalesi nelle cooperative sociali del
Casertano, tra le quali quelle che gestiscono comunità per minori. Come ha sottolineato
Rosaria
Capacchione su Fanpage, si tratta di una indagine delicatissima, che ha portato nel mirino della
Procura della Repubblica di Napoli rappresentanti legali di società, dipendenti e dirigenti comunali,
un sindaco e otto società del Terzo Settore attive tra le province di Napoli e Caserta. Tutto viene
passato al setaccio, al fine di ricostruire rapporti, connessioni e collegamenti che potrebbero
svelare come, per quanto indirettamente, la camorra casertana abbia messo le mani anche sul
Terzo Settore e in un mondo così delicato come quello dei minorenni in affido.
Alcuni amministratori e figure di spicco della vita politica locale (come il sindaco di Sparanise, una
ex assessore dell comune di Caserta) sono coinvolti. Stavolta il dato più inquietante sta nel
coinvolgimento di realtà sociali come quelle del terzo settore (alcune delle quali aderentia anche a
reti nazionali della cooperazione). Infatti, dalle indagini (avviate già alcuni anni fa), che mirano a
ricostruire gli ultimi 20 anni di gestione del Terzo Settore nel Casertano, emerge che molti operatori
per minori risultano legati alla famiglia Del Vecchio, a sua volta coinvolto in inchieste dell’antimafia
sui Casalesi. Da qui discende l’ipotesi degli inquirenti: le cooperative, attraverso i Del Vecchio,
potrebbero avere costituito uno dei canali di riciclaggio del cartello camorristico, che avrebbe
investito i profitti delle attività illecite nelle comunità per recupero dei minori. Uno
scenario paradossale, su cui aveva aperto uno squarcio già
Fanpage.it nel 2018 e nel 2019: un gruppo di cooperative sociali faceva capo a familiari di primissimo piano dei Casalesi. In particolare,
c’erano rapporti, oltre che con Carlo Del Vecchio, anche con Francesco Schiavone “Cicciariello”,
cugino e omonimo del boss chiamato Sandokan e come lui condannato all’ergastolo e detenuto al
41 bis, e con varie persone della famiglia Zagaria. Ed erano proprio quelle cooperative che
gestivano le carceri minorili private, ovvero che case di accoglienza che ospitano i giovani detenuti.
Di fronte a
questo scenario occorre riprendere una iniziativa sui temi della legalità in pronvicia di Caserta, a
partire dalle forze del volontariato e del terzo settore, insieme con quelle del sindacato e del
mondo delle imprese. A tal fine è quanto mai opportuna la nota di denuncia già diffusa dal
Comnitato don Diana e Libera Provinciale, in cui si ribadisce che “
Quanto emerge dall’inchiesta
giudiziaria della Squadra mobile di Caserta restituisce uno spaccato agghiacciante, con un ruolo di
primo piano ricoperto dalla camorra casalese e dal suo potere infiltrante nella pubblica
amministrazione
”. Per questo motivo tutte le forze realmente impegnate nella costruzione di un
vero welfare sociale devono continuare a denunciare lo scempio che si perpetua da decenni di
appalti e affidamenti destinati sempre agli stessi soggetti, criminali e truffaldini che hanno scelto di
giocare con il dolore e la vita delle famiglie e che nulla c’entrano con il Terzo settore.
Negli ultimi mesi sono di nuovo rimbalzate sulle cronache della stampa le notizie relative ad una
recrudescenza delle attività criminali, in forme violente (con omicidi, ricatti, estorsioni), ma anche
con nuove modalità che richiedono una verifica ed un approfondimento anche da parte del mondo
del terzo settore e del volontariato. Impressionante è stato anche il film-documento sulla black
mafia, la mafia nigeriana, che ieri sera è stato su RAI 3.
Anche sulla stampa locale e nazionale sta emergendo che settori del welfare state in Terra di
Lavoro ed in Campania sono sotto controllo della camorra. Come stiamo da tempo sostenendo
bisogna prestare attenzione ad una novità emergente: oggi la criminalità sta cambiando modalità
di intervento e di attacco alla vita economica e sociale sul nostro territorio. Ciò avviene attraverso
le forme tradizionali di estorsione o di usura, ma anche attraverso metodi più sofisticasti come
quelli legati all’azzardo ed alla ludopatia. In alcuni casi sembra che i vari clan stanno utilizzando
forme e strumento di intervento che sono tipiche del terzo settore, ad esempio con la costituzione
di cooperative sociali attraverso cui cercano di mettere le mani sulla gestione di fondi e di risorse
che provengono dal mondo della finanza etica. Come ad esempio la gestione di alcuni beni
confiscati alla camorra stessa, che in questo modo corrono il rischio di tornare nelle mani da cui
erno stati “liberati” da parte dello Stato e della magistratura.
Si tratta di una”mutazione genetica” pericolosa ed inquietante. Per questi motivi come rete delle
Piazze del Sapere chiediamo in primo luogo al mondo del terzo settore e del volontariato – ma
anche delle associazioni sindacali e datoriali, alle stesse istituzioni locali e regionali – di riprendere
una iniziativa forte per contrastare e denunciare questi fenomeni. In primo luogo lo chiediamo ad
enti ed associazioni che in questi anni sono stati in prima vila nella lotta alla criminalità organizzata
anche con il riuso sociale e produttivo dei beni confiscati: al Consorzio Agrorinasce, alla Lega Coop,
al Presidio Libera, a Coop Eva Casa Lorenza, all’Arci, a Legambiente, alle Acli e all’Auser, all’ANPI, al
Cidis Onlus, al Git Banca Etica, alle organizzazioni sindacali ed altre datoriali (come CIA – Coldiretti
– Confederdia).
Oltre a rafforzare l’azione di contrasto da parte delle forze dell’ordine, riteniamo che vada
rilanciata una vera e propria campagna informativa ed educativa (anche nelle scuole), in primo
luogo per conoscere e prevenire fenomeni devastanti, vere piaghe sociali, come l’usura e l’azzardo,
che in alcune zone del nostro territorio raggiungono picchi impressionanti. A tal fine proponiamo
di organizzare un primo incontro con la Camera di Commercio in merito allo sportello antiusura,
attivo da qualche tempo. Per parte nostra proporremo eventi di tipo culturale con la presentazioni
di libri e progetti dedicati (come il bel volume scritto da Marilena Lucente
“Le giocatrici”, Spartaco edizioni ). Inoltre chiediamo al nuovo sindaco di Caserta di attivare da subito un
osservatorio sull’azzArdo per far fronte a questo fenomeno sempre più dilagante e devastante, in collaborazione
con la rete Mettiamoci in gioco, che sta promuovendo una vera e propria campagna a livello
nazionale e regionale associazioni, la ASL e le scuole.