In questa settimana a cavallo di ferragosto o dell’Assunta, come più mi piace ricordare la ricorrenza del 15 agosto, Marcianise si è svuotata, anche se in misura minore rispetto ad alcuni anni fa. La politica si è fermata, le attività industriali rallentate e molti negozi, soprattutto quelli non essenziali, sono chiusi.
Da un punto di vista sociale, ben venga questo temporaneo spopolamento a favore delle spiagge costiere del casertano e del basso lazio, o di altre destinazioni lontane per i più abbienti, sicuro indice di una condizione economica almeno soddisfacente per godere di alcuni giorni di ripresa psicofisica.
La tranquillità, l’assenza di rumori e le poche persone incrociate, aiutano una riflessione, solo alcuni decenni orsono, i marcianisani, in questo esatto periodo erano si a contatto con l’acqua, ma in ben altro contesto.
Era questo il periodo della macerazione della canapa, una coltivazione, che a Marcianise, come tutto il circondario fu la principale fonte di reddito dei suoi cittadini.
Ripercorrendo, a memoria, i racconti degli anziani integrando qualche reminiscenza storica, cerco di riassumere in parte il mondo della canapa.
La coltivazione della canapa ha origini antichissime, probabilmente iniziata in asia, centinaia di anni prima della venuta di Cristo, sia greci, che romani ne facevano ampiamente uso, specie negli accessori delle loro navi, tra cui, corde e vele.
La coltivazione iniziava con la semina, di solito nel periodo di marzo e dopo le attenzioni di rito per la cura delle piantine appena nate, queste crescendo in fretta arrivavano presto ad altezze che sfioravano i quattro metri.
Una volta pronta, la pianta veniva estirpata, ovvero scavata, indossando lo “sciccone” come mi diceva mia nonna e disposta in filari sul terreno, per permettere una prima pulitura del fusto dal fogliame. Essiccandosi le foglioline della pianta, diventavano fragili e un leggero scuotimento le lasciava cadere sul terreno facendo restare pulito il fusto, pronto così per essere messo a macerare. La macerazione avveniva raccogliendo in fasci gli steli, ponendoli in grandi vasche dette anche lagni.
A Marcianise e nel circondario ne esistevano diversi, ne ricordo qualcuno, il lagno Aurno oggi occupato dal centro commerciale Campania, la Lanciosa, dove tutti i ragazzi di un tempo, almeno una volta nella loro vita vi hanno fatto il bagno o i tuffi dal ponticello. C’erano poi altri, come ‘O gravone, ‘o lagn e ferr, a starza etc.
I fasci di canapa venivano annegati nelle acque stagnanti per iniziare il loro processo di maturazione e per tenerli giù erano opportunamente caricati, con delle pietre che i “Lagnaiuoli” avevano opportunamente sistemato sui bordi delle vasche. A macerazione avvenuta, i fasci venivano scaricati delle pietre così da poterli recuperare, e una volta a riva erano addossati gli uni agli altri per formare dei covoni, questo avveniva all’incirca nel periodo di agosto. I fasci una volta asciugati venivano portati nei grandi cortili delle case marcianisane e li, iniziavano altre lavorazioni, in ordine la maciullazione, che si effettuava manualmente con l’uso di uno strumento chiamato macennola, con questa operazione si faceva staccare la parte pregiata ovvero la fibra dallo stelo, La fibra veniva poi pettinata e quindi pulita da impurità rimaste impigliate e raggruppata ordinatamente in filari, pronta per la trasformazione industriale
La canapa serviva tra l’altro, dopo la filatura e successiva tessitura nei grandi telai di legno, alla produzione della tela, materia prima per il confezionamento del corredo comprendente, lenzuola, tovaglie da tavola ed altro. Con la canapa si producevano, prima dell’avvento delle fibre sintetiche, corde di tutti i generi e anche carta.
La produzione di canapa si concluse definitivamente a cavallo tra gli anni settanta e ottanta e così a Marcianise finì un epoca, la breve parentesi del tabacco non è riuscita a mantenere viva la tradizione contadina di un tempo e la successiva industrializzazione di massa, ha completamente snaturato la nostra società, sicuramente in meglio nelle condizioni economiche dei singoli, ma vittima di un profondo cambiamento nel suo intimo, sia nei costumi, che nei rapporti interpersonali tra i residenti.
Oggi in molti luoghi si sta riprendendo la coltivazione a dispetto della cattiva reputazione ingiustamente attribuitagli, come sostanza stupefacente. La canapa sativa utilizzata nelle piantagioni marcianisane, ha un contenuto di THC praticamente inesistente.
Stanno prendendo piede nuovi usi dei derivati della canapa, avendone riscoperto la sua natura bio, infatti il suo uso contribuisce senza impatto negativo sull’ambiente, a creare carburanti, coibentazioni, oltre che tessuti e derivati. La pianta di canapa ha inoltre proprietà disinquinanti per i terreni.
Mentre penso, una buca fa sobbalzare la mia bici e prontamente ritorno al presente, ma questa è un’altra storia, da raccontare.