CASERTA- Lo scorso 9 febbraio, presso il Centro SPI-Cgil di Avellino, si è svolta la prima presentazione del romanzo “Tra di noi”, dell’amato autore casertano Christian Coduto, organizzata dall’Apple Pie Arcigay. Siamo al suo terzo libro, un traguardo raggiunto con sacrifici, costanza, e una grande e innata passione per la scrittura. Ho avuto modo di intervistare l’autore, con cui si è venuto a creare un bellissimo confronto sia per ciò che riguarda il libro sia per tematiche fondamentali della nostra società.
Christian parlaci di “Tra di noi”:
“Tra di noi” è il mio terzo romanzo, esce a distanza di quattro anni da “Ma perché non te ne vai?”, ed è un romanzo, rispetto agli altri due che ho realizzato, molto più doloroso, più profondo. È la storia di una potenziale fine di un amore, è la storia di due ragazzi Antonio e Salvatore che, dopo una relazione di quattro anni, decidono di unirsi civilmente, quindi le speranze, i sogni, i progetti. A distanza di un anno però Salvatore si rende conto, con grande dolore, di non essere più innamorato di Antonio, e non sa che decisione prendere. Da un lato potrebbe parlare con Antonio e spiegargli il problema però poi ha paura che Antonio possa dirgli la stessa cosa e, a quel punto, la storia finirebbe davvero, e in un rapporto così profondo dove hai condiviso lacrime, momenti di grande amore, di empatia, chiudere non è la cosa più semplice da fare e quindi, nei giorni che precedono questa eventuale decisione, Salvatore si interroga molto, non tanto sull’amore o sulla sua relazione con Antonio, ma soprattutto su se stesso, sugli errori e sulle mancanze che ha avuto nella sua vita, lui ha 38 anni e si rende consapevole che forse non è in grado di amare. Il tema dell’amore non è neanche primario, più che altro conta molto l’esame autocritico di Salvatore, che spesso manifesta una della sue più grandi paure: che somigli ai suoi genitori, in quanto molto assenti e lui ha sofferto per quell’ assenza, per quelle attenzioni che richiedeva e che non ha mai ricevuto, di conseguenza, pensa che tutto ciò non possa non riflettersi nel suo rapporto cn Antonio.
C’è qualcosa di autobiografico che hai rivissuto attraverso il personaggio di Salvatore o di Antonio?
Non è la storia della mia vita ma sí, c’è sicuramente molto. Penso che sia la storia più personale che abbia scritto perché ho fatto i conti con il mio passato, tutti abbiamo avuto delle storie, delle avventure, tentazioni, però alcune relazioni, se non le chiudi, se non volti pagina, non sei più in grado di vivere la quotidianità. Questo non riguarda solo l’amore, ma anche l’amicizia, ogni rapporto. Ho messo tanto di mio in entrambi i protagonisti, nel senso che, come tutti, posso essere stato lasciato o aver lasciato. Metterti a nudo in un libro è terribile perchè quando le parole sono scritte, le rivedi, hai un po’ paura di quello che hai scritto.
Il titolo originale del libro è sempre stato “Tra di noi” o avevi pensato qualcos’altro?
No non è sempre stato lo stesso. Io e il mio editore ci siamo confrontati e abbiamo deciso di utilizzare questo che, secondo me, racchiude tutto. Per un periodo pensavo a “tradinoi” tutto attaccato, mi piaceva molto foneticamente oppure “tra di noi…” seguito da tre puntini sospensivi. Però alla fine abbiamo optato per la scelta più consona e significativa.
Per l’immagine della copertina, come mai hai scelto questa foto?
Ho pensato a un qualcosa che mi riguardasse, è la stanza da letto della casa di Pietradefusi, dove io ho lavorato per molti anni, è un’immagine di grande disordine, che si contrappone alla serenità del paesaggio che si intravede fuori. Più che un disordine fisico, è un disordine psichico, è la metafora della confusione mentale di Salvatore.
È il tuo terzo romanzo a tematica lgbt ma è una storia che riguarda tutti, giusto?
Si, non è predominante l’elemento Lgbt, sono storie d’amore che abbiamo vissuto tutti, non necessariamente una coppia gay o etero, abbiamo sofferto tutti per amore. Magari ci sono dinamiche che si avvicinano di più all’ambiente lgbt, per esempio Salvatore ha paura che, lasciando Antonio, finirebbe nuovamente col frequentare chat o siti online, con persone che potrebbero vedersi e scomparire il giorno dopo. Non che questo non avvenga anche nel contesto eterosessuale però certe dinamiche sono essenzialmente più vicine al mondo lgbt. Gli stati d’animo però sono gli stessi, il libro è stato infatti letto in egual misura, a prescindere dall’ orientamento sessuale dei lettori.
Christian cosa pensi dell’unione civile, gay o etero, secondo te è necessaria per consacrare un legame?
Guarda, c’è stato il caso di un mio amico che ha due bimbi con la compagna, è stato male, è stato portato in ospedale. La compagna, per fortuna, grazie a un’infermiera che ha compreso la situazione, si è potuta recare dal compagno, altrimenti non sarebbe stata considerata, nonostante questo fosse il padre dei suoi figli. A livello burocratico penso che sia essenziale, invece, da un punto di vista umano non è indispensabile per dichiarare che si ami qualcuno o che si è una famiglia. Diciamo che per ciò che riguarda la comunità lgbt, riconoscere un’ unione civile è stata una lunga e dura lotta e non è abbastanza poiché non abbiamo un matrimonio egualitario, perchè una coppia eterosessuale si può sposare in chiesa ecc, quindi veniamo sempre trattati come cittadini di serie B, mentre l’amore è universale, ci sono uomini che si amano da quarant’anni, non hanno nulla di inferiore rispetto alle coppie eterosessuali.
Secondo te, attualmente, in tema di diritti civili, cosa potrebbe fare il Governo?
L’impossibile. Io sono comunque presidente di un Arcigay, diciamo che prima di noi già ci sono stati quelli che hanno ottenuto risultati meravigliosi, dopo di noi ci saranno altre generazioni, un altro modus operandi, ad esempio le nuove generazioni usano i social che sono fondamentali perché riescono a far arrivare messaggi incredibili a mezzo mondo, mentre io sono più tradizionale, preferisco il rapporto vis à vis. Molti dicono che abbiamo già ottenuto tutto, non è cosi perché c’è ancora tantissimo da fare, difatti durante la pandemia del covid mi sono reso conto che ci chiamavano continuamente dei ragazzini omosessuali perché, costretti a rimanere a casa con i loro genitori, si sentivano terrorizzati se non addirittura minacciati. Se prendiamo la scuola, continuano a verificarsi episodi di bullismo omofobico, così come il mobbing nell’ambito lavorativo, e tutti quegli atti di violenza che si registrano ogni giorno nel nostro Paese. Io ho molta fiducia nelle nuove generazioni, perché oggi, almeno in alcuni contesti, è più facile trovare il ragazzino di 14 anni che fa coming out, ma ovviamente per un ragazzo che può essere fortunato e vivere bene, ce ne sono tanti altri che sono fragili come “Il ragazzo dai pantaloni rosa”. Ribadisco che c’è ancora tanto da fare.
Cosa pensi riguardo alla possibilità di adottare da concedere alle coppie omosessuali?
Ad oggi, l’adozione per gli omosessuali single o in coppia non è garantita, e questa credo che sia una delle lotte più importanti che si dovrebbero portare avanti. Io sogno di diventare padre da una vita e con l’associazione di cui sono presidente, Apple Pie di Avellino, grazie al lavoro di Antonio De Padova, è partito un progetto che si chiama “Rivoluzione familiare”, che ha l’obiettivo di estendere ai single etero o gay, e alle coppie etero o gay, il diritto all’adozione, perché secondo me è una cosa sacrosanta, in quanto la salvaguardia dei bambini, che sono il nostro futuro e che si spera che continueranno a lottare per le cose buone, è una priorità. L’ unico modo per salvaguardarli è donare loro l’amore.
Parlando del pubblico giovanile/adolescenziale, pensi che i tuoi libri possano essere letti e compresi anche da questi?
Magari in “Tra di noi” essendoci protagonisti più o meno 40enni, ci sono stati d’animo più adulti rispetto alla “fiaba amorosa” vissuta da un 15enne, però i sentimenti sono quelli. Già i primi due libri sono stati letti da ragazzi al di sotto dei 18 anni, giovani che si sono lasciati trasportare dalla vivacità e comicità di “Spalla@Spalla” o che si sono rispecchiati nel personaggio di Sebastiano in “Ma perché non te ne vai?”. Poi il mio modo di scrivere è talmente easy, molto leggero e scorrevole, per cui credo adatto a tutti.
Tra tutti e tre i libri hai una preferenza?
Sicuramente “Tra di noi”. Ho fatto i conti con il mio passato. Io per anni mi sono allontanato da tutto, dall’amore, dai sentimenti, solo qualche avventura, qualche piccola frequentazione. Il destino poi ha voluto che incontrassi un bravissimo ragazzo, di cui sono molto innamorato. La storia di questo romanzo, per quanto sia più breve rispetto agli altri due, racchiude però un carico di emozioni estremamente forti. Penso sia la cosa più bella che abbia scritto.
Christian, un’ultima domanda, hai già un’idea per il tuo prossimo romanzo?
Assolutamente sí e la cosa bella della scrittura è che hai la facoltà di cambiare più generi, poi se ti accorgi che quel genere non ti appartiene, ritorni a qualcosa di più vicino alle tue corde. Quando feci “Spalla@Spalla” ero convinto che la mia forma di comunicazione fosse solo la commedia, poi un mio amico mi disse di provare anche con un genere più drammatico, io pensavo che non mi appartenesse ma, seguendo il suo consiglio, ci provai e uscí il libro “Ma perché non te me vai?”, più amarognolo, “Tra di noi” invece è decisamente più drammatico. Il prossimo sarà un giallo, sicuramente sempre con un elemento lgbt, anche perché il giallo mi appartiene molto, sia nella lettura, sia nei film. Per l’ambientazione, vorrei una realtà un po’ più piccola, non una grande città, perché scavare nel fango in certi contesti è più divertente.
Ok Christian allora noi ci salutiamo con i tuoi prossimi appuntamenti, dove li avrai?
Il 15 febbraio a Pomigliano d’Arco; il 22 febbraio a Caserta dalle ragazze dell’associazione Bianconiglio in zona San Benedetto, dove abito; l’8 marzo a San Giorgio del Sannio e il 9 marzo a Pietradefusi, che è un po’ la mia seconda casa.
Si conclude così la piacevole intervista con lo scrittore Christian Coduto, una persona molto sensibile e di grande talento, un uomo che mette tutto se stesso in ogni pagina, in ogni riga che racconta e lo fa splendidamente, con notevole maestría, evitando un lessico artificioso o ricercato, ma adottando un linguaggio di facile comprensione, idoneo a tutti, questo perché non conta la complessità per delineare la bravura di un autore, ma proprio la semplicità con cui vengono spiegate quelle emozioni complesse. La descrizione degli stati d’animo, delle emozioni più profonde, delle sensazioni, dei tormenti, coinvolge il lettore talmente bene da ritrovarsi a essere lui stesso quasi un coprotagonista della storia. E sulle questioni LGBT? Anche in questo Christian è molto chiaro: servono ancora lunghe battaglie per arrivare alla parità, a non essere più cittadini di serie B, ad avere i diritti che spettano a tutti e io non posso che essere pienamente d’accordo con lui, ora più che mai, in quest’epoca oscura, dobbiamo prepararci a lottare senza sosta. I suoi romanzi sono d’ispirazione per ogni generazione, etero o gay non conta, i sentimenti ci rendono simili nelle nostre differenze. Non resta che fare un grande in bocca al lupo a Christian Coduto e goderci la lettura del suo romanzo “Tra di noi” e partecipare alle sue prossime presentazioni.
Ricordo, inoltre, un mio piccolo contributo a questo fantastico romanzo con un disegno/fumetto da me realizzato.