Primo maggio, sicurezza sul lavoro: nessuna scusa, la cultura va imposta e costruita

Il Primo Maggio non è solo la festa dei lavoratori, ma anche e soprattutto un’occasione per riflettere sulle troppe vite spezzate nei luoghi di lavoro.

Ancora una volta, il tema della sicurezza torna al centro del dibattito, e non possiamo permetterci di parlarne solo per ritualità. Nel territorio casertano persiste una narrazione ormai logora. Gli operai sarebbero restii a indossare i dispositivi di protezione individuale (DPI), rendendo così più difficile il compito dei responsabili della sicurezza. Questo ragionamento non solo è falso e pericoloso, ma rappresenta un alibi che non può e non deve più trovare spazio.

Le false responsabilità 

È inaccettabile scaricare la responsabilità delle cosiddette “morti bianche” e dei gravi incidenti sul lavoro sulle stesse maestranze. Se è vero che può esserci resistenza da parte dei lavoratori, è altrettanto vero che la legge e la logica impongono che chi è preposto al controllo *controlli davvero*. E lo faccia anche a costo di “farsi il sangue amaro”. Il ruolo del responsabile della sicurezza è proprio quello di vigilare, pretendere e correggere, anche controvento.

Le cause del fenomeno 

Troppo spesso, invece, si assiste a un atteggiamento lassista: i responsabili cedono, si arrendono di fronte alle resistenze, abdicando così al proprio mandato. Questo comportamento non è solo un errore tecnico e professionale, ma rappresenta una grave falla etica. Chi ricopre questo ruolo non può limitarsi a una presenza formale, ma deve esercitare fino in fondo la propria funzione, anche per difendere la propria immagine e la propria dignità professionale. In caso contrario, l’incidente non è mai solo una tragica fatalità: è il frutto di una catena di omissioni.

Le statistiche 

I numeri parlano chiaro. Secondo i dati provvisori raccolti dall’INAIL, da gennaio al 30 aprile 2025 si sono già registrate **218 morti sul lavoro** in Italia. Un dato drammatico, in lieve aumento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Se questa tendenza dovesse essere confermata fino a dicembre, il 2025 rischia di chiudersi con oltre **650 vittime**, confermandosi in linea con gli anni peggiori.

I dati in Campania

La Campania resta tra le regioni più esposte, e la provincia di Caserta continua a registrare casi che scuotono le comunità locali, lasciando famiglie distrutte e interrogativi dolorosi.

La battaglia per la sicurezza non si vince solo con i buoni propositi. Servono azioni concrete e due direttrici imprescindibili: il pugno duro e la formazione continua. La tolleranza zero verso le violazioni deve essere la regola di partenza, non un’eccezione. Contestualmente, è essenziale costruire una cultura nuova, dove la sicurezza non sia percepita come un fastidio o un orpello, ma come un fatto normale, quotidiano, imprescindibile.

L’impegno per un lavoro in sicurezza 

È tempo di superare alibi e retorica. La sicurezza sul lavoro è un diritto sacrosanto e un dovere collettivo. Solo se tutti operai, responsabili, datori di lavoro e istituzioni faranno davvero la loro parte, potremo dire di aver onorato la memoria delle vittime e, soprattutto, di aver costruito un presente più giusto e un futuro più sicuro.