Alle 7:05 del mattino di oggi, si è spento serenamente a Ginevra, all’età di 86 anni, Vittorio Emanuele di Savoia, Duca di Savoia e Principe di Napoli. Lo ha reso noto una nota ufficiale della Casa Reale
Un po’ di storia
Vittorio Emanuele Alberto Carlo Teodoro Umberto Bonifacio Amedeo Damiano Bernardino Gennaro Maria di Savoia era nato a Napoli il 12 febbraio 1937, pochi anni prima che l’Italia voltasse pagina con il referendum del 2 giugno 1946, che sancì la fine della monarchia e l’esilio per la casa regnante. Aveva appena nove anni quando, insieme al padre Umberto II – l’ultimo re d’Italia – e alla madre Maria José, fu costretto a lasciare il Paese.
La permanenza all’estero
Per oltre mezzo secolo, l’esilio in Svizzera divenne il suo orizzonte, fino alla modifica costituzionale del 2002 che permise ai discendenti maschi di casa Savoia di rientrare in Italia. Un ritorno carico di simbolismo, ma privo di rilevanza politica, in un’Italia profondamente cambiata.
Figura controversa sia nel pubblico che nel privato
Negli anni, Vittorio Emanuele ha costruito una figura pubblica complessa e a tratti controversa. È stato a lungo coinvolto in una disputa dinastica con il cugino Amedeo d’Aosta per la titolarità del casato, mentre la sua immagine è rimasta segnata da alcuni episodi oscuri.
Tra i più drammatici, l’uccisione del diciannovenne Dirk Hamer, avvenuta nel 1978 a seguito di un colpo di fucile esploso su uno yacht in Corsica. Vittorio Emanuele fu accusato, ma assolto dall’omicidio volontario e condannato per porto abusivo d’arma. L’episodio lasciò comunque un’ombra indelebile sulla sua figura.
Nel 2006 fu arrestato nell’ambito di un’inchiesta della procura di Potenza su un presunto giro di corruzione e sfruttamento della prostituzione legato anche a casinò esteri. Fu poi prosciolto, ma anche questo caso contribuì ad alimentare il dibattito pubblico sull’opportunità del ritorno in Italia di un personaggio tanto discusso.
Un’identità forte
Nonostante ciò, Vittorio Emanuele ha sempre rivendicato con orgoglio la propria discendenza e il titolo dinastico. Ha coltivato, in coerenza a questo suo modo d’essere, relazioni internazionali, partecipando a cerimonie religiose e storiche, e presentandosi come “Principe di Napoli”.
La notizia della sua morte ha scosso Napoli, sua città natale riaccendendo i riflettori su un’epoca ormai lontana. Il passaggio dall’Italia monarchica a quella repubblicana è oramai archiviato: sono trascorsi quasi ottant’anni.
La scomparsa del figlio dell’ultimo re chiude, dunque, simbolicamente un altro capitolo della nostra storia nazionale.