Giovani, disagio e criminalità: viaggio nell’Italia delle gang e della devianza minorile

Nel nostro Paese, il fenomeno della criminalità minorile e delle gang giovanili si starebbe evolvendo in forme nuove, spesso meno visibili ma non per questo meno preoccupanti. È quanto emerge dal report “Criminalità minorile e gang giovanili”, pubblicato nell’aprile 2024 dal Servizio Analisi Criminale della Direzione Centrale della Polizia Criminale.

Lo studio fornisce una fotografia aggiornata di un universo giovanile complesso, talvolta segnato da disagio, esclusione e un senso di smarrimento sociale.

Un trend stabile, ma con segnali d’allarme

I dati analizzati coprono un periodo lungo – dal 2010 al 2023 – e si concentrano sui minori nella fascia d’età tra i 14 e i 17 anni. Nel 2023, le segnalazioni di minori denunciati o arrestati sarebbero diminuite del 4,15% rispetto all’anno precedente. Un calo lieve ma significativo, che andrebbe interpretato con cautela. Se è vero che alcuni reati come furti ed estorsioni risultano in calo, altri – rapine, violenze sessuali e lesioni – mostrano un trend in lieve aumento. Inoltre, nel biennio 2022–2023, oltre la metà delle segnalazioni avrebbe riguardato minori stranieri, in particolare per i reati a sfondo sessuale, dove l’incidenza supera il 56%. Tuttavia, va detto che nel lungo periodo i minori italiani continuano a costituire la maggioranza dei segnalati.

Le città metropolitane: un’Italia a geometrie variabili

Lo studio entra nel dettaglio delle 14 città metropolitane italiane, restituendo un mosaico eterogeneo. In sei di queste (Bari, Bologna, Messina, Palermo, Reggio Calabria e Torino), i livelli di criminalità minorile sembrano stabili nel tempo. In altre – come Bologna, Genova, Firenze, Napoli, Reggio Calabria – si registrano invece aumenti significativi nei reati violenti, in particolare rapine e lesioni dolose. Milano e Roma restano al centro del fenomeno per quantità assoluta di segnalazioni, ma anche città medie come Cagliari o Catania mostrano dinamiche non trascurabili. Interessante è anche la crescita dell’incidenza dei minori stranieri in città come Torino, Milano e Firenze, probabilmente riflesso dei mutamenti demografici e delle nuove povertà urbane.

Gang giovanili: piccoli numeri, grande impatto

Accanto alla criminalità individuale, si consolida la presenza di gang giovanili. Tra il 2022 e il 2023, in 73 province italiane sarebbero stati rilevati episodi riconducibili ad attività di gruppi giovanili violenti o devianti. Le gang, per lo più composte da meno di dieci ragazzi tra i 15 e i 24 anni, agiscono in prevalenza nei fine settimana, in luoghi pubblici come stazioni, piazze, centri commerciali. Nonostante la loro azione non sia sempre riconducibile a reati gravi, episodi di bullismo, atti vandalici e disturbo della quiete pubblica sembrano costituire la regola. In alcune circostanze si verificherebbero anche episodi di spaccio o furti, con rari ma documentati casi di legami con reti criminali più strutturate. Da segnalare inoltre il fenomeno delle cosiddette “baby gang itineranti”, gruppi che si sposterebbero in estate verso le località balneari, portando con sé comportamenti antisociali e, in alcuni casi, violenti.

Chi sono i ragazzi delle gang?

Non esiste un unico profilo. I giovani coinvolti provengono spesso da contesti di fragilità sociale o familiare, ma non mancano casi di ragazzi con alle spalle condizioni economiche non problematiche. Fra le motivazioni prevalenti: isolamento affettivo e scolastico, ricerca di identità e riconoscimento, emulazione via social network e bisogno di sentirsi parte di un gruppo, con l’effetto collaterale della deresponsabilizzazione individuale. L’uso dei social media sembra giocare un ruolo chiave: non solo come mezzo di esibizione e sfida, ma anche come cassa di risonanza per atti ripresi e condivisi, che possono assumere rapidamente una dimensione virale.

Il vandalismo come segnale di disagio

Il report dedica spazio anche al fenomeno del vandalismo urbano, con riferimento a graffiti non autorizzati, danneggiamenti di monumenti o atti distruttivi contro arredi pubblici. Spesso interpretati come forme di espressione creativa da parte degli autori, questi gesti possono tuttavia comportare danni significativi al patrimonio collettivo e alimentare la percezione di degrado.

Operazioni di contrasto: alcune azioni simboliche

Numerose sono le operazioni delle forze dell’ordine documentate nel report: si va dalla baby gang “Z4” attiva a Milano, alla “Famiglia Montana” ad Arezzo, fino alla banda del Parco Verde di Caivano. Molti di questi gruppi si sarebbero distinti per aggressività, uso di armi improprie e atti di sopraffazione verso coetanei. In alcuni casi, la gestione del “potere territoriale” sembrerebbe ispirarsi a modelli cinematografici o a logiche da clan, anche se prive di un vero radicamento criminale.

Un fenomeno complesso, una risposta da costruire

La criminalità minorile e le gang giovanili rappresentano fenomeni non omogenei, che variano da territorio a territorio e si evolvono in fretta. Tuttavia, alcuni elementi ricorrenti suggeriscono l’urgenza di una risposta articolata e multidimensionale. Accanto alle necessarie attività di controllo e contrasto, lo studio raccomanda interventi educativi e sociali. Verte su scuola, famiglia e istituzioni suggerendo che devono collaborare per offrire alternative di crescita e appartenenza. Viene raccomandata l’urgenza d’investire in percorsi di educazione alla legalità, cittadinanza attiva e partecipazione.

L’intervento normativo più recente

Un segnale in questa direzione è il D.L. n. 123/2023, noto come “decreto Caivano”, convertito nella legge 159/2023. Il provvedimento prevede misure per il contrasto della devianza giovanile, anche attraverso strumenti innovativi di prevenzione e supporto territoriale. Resta da capire se e quanto tali misure riusciranno a incidere in maniera strutturale.

Non siamo in emergenza, ma occorre restare vigili

In conclusione, la fotografia scattata dal report restituisce un quadro non emergenziale, ma certamente meritevole di attenzione continua e interventi mirati. I giovani che oggi scelgono la via del crimine o dell’aggressività sono anche il prodotto di un contesto che spesso li isola, li ignora o li spinge a cercare conferme altrove. E come sempre, l’unica vera risposta duratura passa da educazione, ascolto e inclusione.