Era il 1974 quando gli italiani si trovarono per la prima volta di fronte a una scheda referendaria. Il quesito era chiaro e decisivo: abrogare o meno la legge sul divorzio? A vincere fu il “no”, con oltre il 59% dei consensi. Da allora, il referendum abrogativo è diventato uno strumento cruciale per misurare il rapporto tra popolo e istituzioni. Negli anni Ottanta, con i referendum sulla legge sull’aborto (1981), e negli anni Novanta con quelli su sistema elettorale e finanziamento pubblico ai partiti, i cittadini italiani hanno usato questo strumento per orientare la direzione politica e civile del Paese. Particolarmente significativa fu la stagione referendaria del 1993-1995, che accompagnò il tramonto della Prima Repubblica. Il nuovo millennio ha però segnato una crisi della partecipazione: molti referendum, pur trattando temi rilevanti, non hanno raggiunto il quorum del 50% + 1. Una delle rare eccezioni fu nel 2011, con la vittoria dei “sì” su acqua pubblica, energia nucleare e legittimo impedimento, con oltre il 54% di affluenza. La storia dei referendum in Italia è dunque fatta di slanci civici e di momenti di disillusione, ma resta una colonna della nostra democrazia. Il voto del 2025 si inserisce in questo lungo percorso, riportando al centro del dibattito pubblico il lavoro, i diritti e l’appartenenza.
Cinque quesiti per un’Italia che vuole scegliere
L’8 e 9 giugno 2025, gli elettori italiani saranno chiamati a votare su cinque quesiti abrogativi, riguardanti il mondo del lavoro e l’accesso alla cittadinanza. Temi concreti, che incidono sulla vita quotidiana di milioni di persone.
1. Licenziamenti illegittimi
Cancellare le norme del Jobs Act per reintrodurre il reintegro nei casi di licenziamento senza giusta causa.
2. Indennità nelle piccole imprese
Eliminare il tetto massimo ai risarcimenti per chi è licenziato ingiustamente nelle aziende sotto i 15 dipendenti.
3. Contratti a termine
Reintrodurre l’obbligo di indicare una causale per i contratti a tempo determinato, anche se brevi.
4. Responsabilità negli appalti
Estendere la responsabilità degli infortuni anche al committente, non solo all’appaltatore.
5. Cittadinanza più accessibile
Ridurre da 10 a 5 anni il periodo di residenza legale per richiedere la cittadinanza italiana.
Le ragioni del “Sì” (e quelle del “No”)
I sostenitori del “sì” ritengono che questi referendum rappresentino un passo avanti verso una società più equa, più sicura nei luoghi di lavoro, meno precaria e più inclusiva.
Chi vota “no”, invece, solleva preoccupazioni legate alla sostenibilità economica delle misure proposte, al possibile aumento dei contenziosi giudiziari, e alla necessità di percorsi più lunghi per l’integrazione dei cittadini stranieri.
Perché andare a votare
Il referendum abrogativo è valido solo se va a votare almeno la metà più uno degli elettori. Senza quorum, i quesiti decadono, anche se vincessero i “sì”. È per questo che l’astensione equivale, nei fatti, a lasciare tutto com’è.
Andare a votare, dunque, significa partecipare alla vita democratica del Paese. Significa esercitare un diritto che è anche un dovere civile, in un tempo in cui la politica spesso sembra lontana, ma le sue conseguenze sono sempre più vicine.
Quando si vota
Le urne saranno aperte:
Domenica 8 giugno dalle 7:00 alle 23:00
Lunedì 9 giugno dalle 7:00 alle 15:00
È possibile votare anche fuori sede, previa registrazione. Per chi crede che la democrazia non sia solo un principio astratto, ma un’azione concreta, questo appuntamento è da non perdere.