ULTIM’ORA – Guerra Israele Iran: è morte, solo morte.

C’è un fatto che nessuno può negare, ma che troppi evitano di dire: la guerra uccide. Uccide persone. Uccide città. Uccide l’umanità che dovrebbe unirci.

La guerra tra Israele e Iran, come tutte le altre guerre in corso, viene raccontata come una partita a scacchi tra potenze. Ma ogni mossa su quella scacchiera costa vite vere. E ogni vita perduta è una perdita per tutti noi.

LA MORTE È L’UNICA VERA CONSEGUENZA

Dire “morte” non è fare sensazionalismo. È dire la verità. Ogni bomba, ogni attacco, ogni risposta militare porta con sé corpi straziati, famiglie distrutte, bambini che non cresceranno mai. E non c’è ideologia, né strategia, che possa giustificare questo.

Eppure, sentiamo parlare di “reazioni”, “escalation”, “equilibri”. Parole fredde, scollegate dalla realtà. Ma la realtà è fatta di sangue e macerie.

LA POLITICA DEL POTERE, NON DELLA PACE

Israele vuole impedire all’Iran di dotarsi del nucleare? Bene. Ma davvero non esiste altro mezzo che la guerra per farlo? La diplomazia non è solo una parola da convegni, è un dovere. E se viene abbandonata, è solo per fare spazio al culto del potere.

L’Iran risponde, Israele rilancia. E intanto si muore. Ma chi decide queste guerre lo fa da lontano, al sicuro. Non sono loro a finire sotto le macerie. Sono altri. Sempre altri.

UN SILENZIO CHE FA PIÙ RUMORE DELLE BOMBE

Avete sentito un minuto di silenzio per le vittime? Avete visto un leader politico, uno solo, versare una lacrima? Neppure una, neanche di circostanza. I governi parlano di trattative, ma non hanno fretta di fermare le bombe. Perché — diciamolo chiaramente — in guerra qualcuno ci guadagna sempre, anche solo in influenza, visibilità, potere.

E noi, nel frattempo, continuiamo a scorrere notizie senza fermarci a riflettere.

NON ACCONTENTARSI DEI FATTI

Raccontare un conflitto senza parlare della morte è come parlare di un terremoto senza mostrare le macerie. È importante ricordare che ogni vittima ha un volto, una storia, un domani che non ci sarà più.

Non possiamo più restare neutrali davanti all’orrore. Né possiamo limitarci a registrare dati. Dobbiamo restituire umanità alla tragedia.