Roma- Proseguono nuove inchieste all’interno della Chiesta cattolica italiana per indagare quale sia il reale atteggiamento del Vaticano verso i candidati preti omosessuali. Una di queste è quella che riguarda un 30enne, T. F., che ha voluto condividere la sua travagliata storia, cacciato a 15 anni dal seminario per aver rifiutato di sottoporsi a terapie “riparative”. Contrariamente a quanto affermato ai tempi di Papa Francesco sulla condanna di terapie di “conversione”, come se l’omosessualità fosse una malattia, si ritorna sulla medesima questione: molti, troppi giovani entrati in seminario, già nel corso degli anni precedenti, oltre che attualmente, denunciano di essere state vittime di veri e propri ricatti: o “curi” la tua natura o sei fuori dalla chiesa. Alla base di una religione cristiana, dovrebbe esserci un messaggio di accoglienza, di inclusione. Oggi, più che mai, si parla tanto di inclusione, il problema è che per la chiesa cattolica…chi è gay merita di essere escluso. Parole che diventano lame taglienti, facendo sentire “difettosi”, sbagliati, e in colpa le persone che hanno un altro orientamento sessuale. Giovani che raccontano di aver ceduto a quei discorsi, che si sono lasciati convincere che il loro modo di essere fosse un male; ragazzi dall’animo innocente con un unico desiderio: accogliere la propria vocazione di diventare prete. Ci sono persone forti che riescono a respingere certi attacchi, ma dobbiamo pensare a coloro che si sentono non amati, non compresi, figli di nessuno. Cosa c’è di peggio che approfittarsi di menti più fragili? Dalla chiesa ci si aspetterebbe amore e rispetto, aspetti che continuano a non esistere all’interno di quelle mura. I racconti che ne escono fuori, nascondono qualcosa di ancora più forte, un meccanismo perverso, poichè quegli uomini con la tonaca che etichettano gli omosessuali come contronatura, estranei ai piani di Dio, sono proprio coloro che vivono un’omosessualità latente. A volte, i nemici più terribili sono, paradossalmente, i propri simili. Non può venire conforto dal nuovo Papa se, come è apparso su quel davanzale, si è preoccupato principalmente di ribadire che la famiglia può essere solo formata da un uomo e una donna. Viene da chiedersi quanti altri giovani che vogliono diventare preti saranno vittime di abusi mentali e fisici, a quanti verranno ancora proposte terapie di “conversione”, l’assurdità di cambiare la natura con cui si è nati. Soprattutto, in un’epoca in cui le persone, in particolar modo le nuove generazioni, sono sempre più lontane dalla chiesa, cosa si sta facendo per riavvicinarle? Nulla, si ritorna alla favoletta di Adamo ed Eva, alla donna ridotta a costola dell’uomo, all’omosessualità vista come peccato. La chiesa cattolica non ha, però, problemi di accoglienza quando deve riscuotere l’otto per mille; in quel caso che tu sia eterosessuale o omosessuale non fa differenza. La verità è che il cambiamento non c’è mai stato, nemmeno ai tempi di Papa Francesco, poichè le denunce partono da lontano, i fatti ci dicono che niente è mai stato risolto. Continueranno ad esserci sempre più omosessuali che, grazie al Vaticano, sentiranno l’obbligo di “curare” un “male” che non esiste; l’unico vero male è la discriminazione che, in modo recidivo, persiste da parte di chi avrebbe giurato davanti a Dio, di difendere i più deboli: “Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi”.