Dazi USA al 15%: i rischi per l’Italia e l’attacco delle opposizioni

Gli Stati Uniti hanno deciso: su molti prodotti europei in arrivo in America sarà applicato un dazio del 15%. Non è il 30% che si temeva, ma resta comunque una tassa pesante, soprattutto per l’Italia, che esporta ogni anno negli USA beni per oltre 60 miliardi di euro, rimane invece in vigore un dazio separato, pari al 50%, sulle importazioni di acciaio e alluminio. Il dazio è una tassa sull’importazione. Serve a proteggere le aziende locali da una concorrenza straniera troppo forte. Se un prodotto italiano arriva negli USA e viene tassato del 15%, sarà più caro per i consumatori americani. Risultato? Meno vendite, meno export, meno guadagni.

Quali settori italiani rischiano di più

I più colpiti sono:

  • Meccanica industriale e macchinari
  • Farmaceutico
  • Moda e tessile
  • Agroalimentare
  • Automotive

Molte di queste imprese sono piccole o medie aziende che faticano a reggere aumenti di costi o cali di ordini. Le stime parlano di una possibile perdita tra gli 8 e i 10 miliardi di euro.

Il problema del cambio euro/dollaro

Oltre ai dazi, c’è un altro fattore che penalizza l’Italia: il rafforzamento dell’euro. Con un euro più forte, i prodotti italiani costano di più in dollari. Quindi, anche senza dazi, l’export sarebbe stato già in difficoltà. Con i dazi, diventa ancora più complicato.

Le reazioni del governo

Il governo Meloni ha accolto la notizia con prudenza. Ha dichiarato che l’intesa con gli USA è “migliore del previsto” e che verranno messi in campo aiuti per le imprese colpite. L’obiettivo è evitare che le aziende italiane perdano terreno sui mercati esteri. Di tutt’altro tono le reazioni delle opposizioni. Movimento 5 Stelle, PD, +Europa, Alleanza Verdi e Sinistra, Azione hanno criticato duramente l’esecutivo.
Il Movimento 5 Stelle accusa la premier di “scappare” dal confronto e chiede che venga a riferire in Parlamento, Per il PD, la gestione dell’accordo è stata troppo debole:
“Chi diceva che i dazi potevano essere un’opportunità ora deve fare i conti con la realtà”, ha commentato Debora Serracchiani. Giuseppe Conte (M5S)  accusa l’Europa di essersi piegata agli interessi americani. Benedetto Della Vedova (+Europa) chiede un’azione forte e unitaria da parte dell’UE. Nicola Fratoianni (Avs) invita l’Italia a “tenere la schiena dritta” e a non subire passivamente le scelte di Washington.

E ora?

Molte imprese italiane stanno cercando mercati alternativi fuori dagli Stati Uniti: Medio Oriente, Asia, America Latina. Ma servono anche misure immediate, come incentivi, fondi di compensazione e azioni diplomatiche. La vera domanda ora è: l’Europa sarà capace di reagire come un blocco unito o continuerà a trattare con gli USA in ordine sparso?