La barbarica invasione israeliana a Gaza, intensificata dopo il 7 ottobre 2023, sta rafforzando la separazione tra politici, Chiesa e popolo, specie in Italia.
Riguardo al 7 ottobre, emergono dati e documenti inquietanti, che dimostrano che Israele cercava solo la scusa per attaccare e distruggere la Palestina. Un appassionato di Storia noterà come non l’episodio, grave e drammatico, ha purtroppo precedenti illustri: l’Incidente Mancese del 1931 (usato dal Giappone per invadere la Manciuria) e l’attacco di Pearl Harbour (accettato dagli Stati Uniti per “smuovere” l’opinione pubblica).
Mentre si diffondono manifestazioni di solidarietà praticamente in tutto il mondo (Giappone, Australia, Pakistan, Europa, etc.) i leader europei cercano mille “se” e “ma” e cercano di reprimere le manifestazioni: è di giorni fa l’aspra critica di Mario Draghi che ha definito l’Europa “marginale e spettatrice”.
In Italia, ad esempio, hanno provato a far togliere le bandiere palestinesi dai balconi, a bloccare un’eurodeputata al Giro d’Italia.
In questo desolante scenario, i leader politici della minoranza hanno preso posizione, mentre gli esponenti della maggioranza hanno avuto uscite a dir poco infelici. Antonio Tajani, Ministro degli Esteri, con dichiarazioni giustificate solo dal caldo, ha affermato che l’azzurro della bandiera UE è il manto della Madonna e le 12 stelle rappresentano le tribù d’Israele (lo scorso 30 giugno dal suo profilo X, ex Twitter), a seguire il 23 luglio il sorridente Matteo Salvini riceve un premio per l’amicizia con Israele, mentre a Gaza continua il genocidio.
Il governo italiano, forte dell’export di armi a Israele (è il terzo Paese dopo USA e Germania, ammissione ufficiale lo scorso 7 maggio) e del suo accordo di cybersecurity siglato l’8 marzo 2023, si affida a timidi e vaghi comunicati, spesso cadendo nella propaganda sionista, come nel caso del giornalista Anas Al Sharif, ucciso lo scorso 10 agosto: le prime notizie lo affiliavano ad Hamas (e qui ci sarebbe da fare un’ampia digressione, visti i documenti che attestano i finanziamenti di Netanyahu).
Il popolo italiano, invece, è solidale con i palestinesi. Il governo in carica, d’altra parte, è stato eletto più o meno dal 30% degli italiani e non rappresenta certamente la maggioranza che partecipa alle manifestazioni; alcuni Sindaci organizzano marce per la Pace, riconoscono la Palestina, a Bari è stato clamoroso il mancato invito di Israele alla Fiera del Levante.
La Chiesa, dal canto suo, non le manda a dire: a cominciare dal Cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme e inseparabile dalla sua kefiah, simbolo palestinese.
A seguire il Cardinale e arcivescovo di Napoli, Domenico Battaglia che, in una lettera firmata lo scorso 8 luglio, scrive:
“E voi che sprofondate nelle poltrone rosse dei parlamenti, abbandonate dossier e grafici: attraversate, anche solo per un’ora, i corridoi spenti di un ospedale bombardato; odorate il gasolio dell’ultimo generatore; ascoltate il bip solitario di un respiratore sospeso tra vita e silenzio, e poi sussurrate – se ci riuscite – la locuzione «obiettivi strategici».
Il Vangelo – per chi crede e per chi non crede – è uno specchio impietoso: riflette ciò che è umano, denuncia ciò che è disumano. Se un progetto schiaccia l’innocente, è disumano.
Se una legge non protegge il debole, è disumana.
Se un profitto cresce sul dolore di chi non ha voce, è disumano.
E se non volete farlo per Dio, fatelo almeno per quel poco di umano che ancora ci tiene in piedi.
Quando i cieli si riempiono di missili, guardate i bambini che contano i buchi nel soffitto invece delle stelle. Guardate il soldato ventenne spedito a morire per uno slogan. Guardate i chirurghi che operano al buio in un ospedale sventrato. Il Vangelo non accetta i vostri comunicati “tecnici”. Scrosta ogni vernice di patria o interesse e ci lascia davanti all’unica realtà: carne ferita, vite spezzate.
Non chiamate «danni collaterali» le madri che scavano tra le macerie.
Non chiamate «interferenze strategiche» i ragazzi cui avete rubato il futuro.
Non chiamate «operazioni speciali» i crateri lasciati dai droni.
Togliete pure il nome di Dio se vi spaventa; chiamatelo coscienza, onestà, vergogna. Ma ascoltatelo: la guerra è l’unico affare in cui investiamo la nostra umanità per ricavarne cenere. Ogni proiettile è già previsto nei fogli di calcolo di chi guadagna sulle macerie. L’umano muore due volte: quando esplode la bomba e quando il suo valore viene tradotto in utile.
Finché una bomba varrà più di un abbraccio, saremo smarriti. Finché le armi detteranno l’agenda, la pace sembrerà follia. Perciò, spegnete i cannoni. Fate tacere i titoli di borsa che crescono sul dolore. Restituite al silenzio l’alba di un giorno che non macchi di sangue le strade.
Tutto il resto – confini, strategie, bandiere gonfiate dalla propaganda – è nebbia destinata a svanire. Rimarrà solo una domanda:
«Ho salvato o ho ucciso l’umanità che mi era stata affidata?».
Che la risposta non sia un’altra sirena nella notte.
Convertite i piani di battaglia in piani di semina, i discorsi di potenza in discorsi di cura. Sedete accanto alle madri che frugano tra le macerie per salvare un peluche: scoprirete che la strategia suprema è impedire a un bambino di perdere l’infanzia. Portate l’odore delle pietre bruciate nei vostri palazzi: impregni i tappeti, ricordi a ogni passo che nessuno si salva da solo e che l’unica rotta sicura è riportare ogni uomo a casa integro nel corpo e nel cuore.
A noi, popolo che legge, spetta il dovere di non arrenderci. La pace germoglia in salotto – un divano che si allunga; in cucina – una pentola che raddoppia; in strada – una mano che si tende. Gesti umili, ostinati: “tu vali” sussurrato a chi il mondo scarta. Il seme di senape è minimo, ma diventa albero. Così il Vangelo: duro come pietra, tenero come il primo vagito. Chiede scelta netta: costruttori di vita o complici del male. Terze vie non esistono”.
Gli fa eco il Cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna: lo scorso 14 agosto, viglia dell’Assunta, a Monte Sole di Marzabotto, teatro di un barbaro eccidio nazista nel 1945, ha letto i nomi degli oltre 12.000 bambini uccisi dal 7 ottobre.
È di poco fa la notizia che Pizzaballa e Teofilo III, patriarca ortodosso, non intendono lasciare Gaza.
Come riporta Ansa oggi 26 agosto, i due prelati, in una nota congiunta, hanno dichiarato che “Il clero e le suore hanno deciso di rimanere e continuare a prendersi cura di tutti coloro che saranno nei complessi” e “Lasciare Gaza e cercare di fuggire verso sud sarebbe una condanna a morte, non può esserci futuro basato sulla prigionia, sullo sfollamento dei palestinesi o sulla vendetta. Non c’è motivo di giustificare lo sfollamento di massa deliberato e forzato di civili”.
Tutto questo mentre il Presidente donna/madre/cristiana dorme “rapito dalle rose”.
Immagine dal web.
Articolo di Anna Rita Canone