Nelle ultime settimane e’ saltato alla ribalta del dibattito cittadino la costituzione del nuovo organismo creato dalla curia casertana per svolgere «attività di interesse generale» quale Ente terzo settore dal nome “Diocesi di Caserta Ramo Ets”. In tal modo l’ ente ecclesiastico ha accesso al regime del Terzo Settore, mantenendo la propria natura canonica e conservando i beni e le attività destinate al Ramo nella titolarità dell’ente ecclesiastico con conseguente applicazione delle regole su gestione e controllo previste dal diritto canonico. Poco piú di un mese fa mons. Pietro Lagnese ha nominato i tre componenti del Consiglio di amministrazione: mons Giovanni Vella, vicario generale della diocesi, don Andrea Campanile e don Carmine Ventrone. Il 16 ottobre “Diocesi di Caserta Ramo Ets” ha ottenuto l’iscrizione al Runts (Registro unico nazionale del Terzo settore). La domanda che il cittadino medio potrebbe farsi e’ certamente la seguente: quale ragione spinge una Diocesi a creare un suo ramo come “ente terzo settore”.
Sembra proprio pertinente a fornire una risposta l’articolo di Raffaele Ricciardi pubblicato la scorsa settimana su A&F di la Repubblica che ci parla del Piano d’azione nazionale dell’economia sociale di cui si e’ dotato il nostro Paese. Il Piano, “riconoscimento dell’ecosistema sociale di portata epocale” atteso da tempo sulla base della Raccomandazione del Consiglio europeo del novembre 2023, prevede “un’ampliamento delle maglie degli aiuti di Stato, ipotizzando un adeguamento della definizione dei servizi di interesse generale (Sieg) che consentirebbe di alzare da 300 a 750mila euro il massimale per gli aiuti de minimis” oltre che diversi strumenti di incentivazione fiscale. Infatti, come riportato da Luca Kocci sul n.39 di Adista l’ipotesi ragionevolmente credibile dell’operazione messa in essere dalla Diocesi di Caserta rimanda all’obiettivo “di acquisire dall’Istituto diocesano sostentamento del clero di Caserta (Idsc) l’ex Macrico e di accaparrarsi un mega-finanziamento di 15 milioni di euro stanziati dalla Regione Campania per interventi finalizzati alla riqualificazione di aree ed edifici di culto presenti sul territorio in occasione del Giubileo”. La Regione del presidente Vincenzo De Luca, in corsa per le imminenti elezioni regionali con una sua lista personalizzata e presumiamo in cerca di ampi consensi, ha espresso da tempo intenzione di destinare un finanziamento di 15 milioni per l’ex Macrico, quota compresa in un fondo di 50 milioni stanziato per interventi finalizzati alla riqualificazione di aree ed edifici di culto presenti sul territorio in occasione del Giubileo. E qui sorge la seconda domanda che potrebbe farsi il nostro cittadino medio: cosa c’è nell’ex Macrico da riqualificare quale area o edificio di culto? “L’unico elemento che può lontanamente richiamare il culto -leggiamo sempre su Adista- è la presenza all’interno dell’area della piccola cappella della caserma quando il Macrico era gestito dalle Forze armate (Macrico è l’acronimo di Magazzino centrale ricambi mezzi corazzati), abbandonata da decenni, oggi diroccata e mai utilizzata per il culto pubblico ma solo dai militari in servizio. Lo ammettono gli stessi funzionari della Regione che infatti scrivono alla Diocesi e all’Idsc di Caserta che i 15 milioni servirebbero per un progetto «che prevede prevalentemente interventi di rigenerazione urbana e solo marginalmente azioni di riqualificazione e restauro dell’edificio di culto, insistente sull’area interessata al finanziamento». Ma nello stesso tempo i funzionari regionali interpretano la norma spregiudicatamente a favore della concessione del finanziamento, dal momento che l’intervento sarebbe finalizzato alla «valorizzazione delle aree e degli immobili collegati ai luoghi di culto per i quali si propongono iniziative di recupero e riqualificazione dei relativi spazi a servizio della collettività».
Intanto gran clamore ha suscitato un palese spezzettamento, rilevato nelle carte catastali, che ha messo in serio allarme il Comitato Macrico verde che da decenni contrasta ogni possibile ambizione speculativa sull’area di gruppi di pressione. “Una porzione della superficie è stata da poco staccata come particella autonoma. Nonostante le tante dichiarazioni di mantenimento dell’unità dell’area, questa divisione incide pesantemente sul futuro del Parco e crea le condizioni per ulteriori suddivisioni. Appena pochi mesi fa – si legge nella nota stampa del Comitato – il presidente Giannotti assicurava pubblicamente, in un nostro convegno, il proprio impegno a preservare l’area da manomissioni e suddivisioni e a renderla un Parco secondo la destinazione F2. La scelta compiuta, tenendo totalmente all’oscuro la città, contraddice quell’impegno che il presidente Giannotti prendeva, dichiarando di voler fare la fine di Giordano Bruno se lo avesse disatteso. Sull’operazione di frazionamento del Macrico, compiuta di nascosto, lanciamo il più vivo allarme”.
Domani 14 novembre alle ore 11 presso il Palazzo della Curia Vescile di Caserta in via del Redentore e’ convocata una conferenza stampa,dalla Fondazione Casa Fratelli Tutti ETS per illustrare novità relative al progetto di rigenerazione urbana e ambientale previsto per la realizzazione del Campo Laudato Sì Caserta. All’incontro interverranno Don Antonello Giannotti, presidente dell Fondazione, Carmine Esposito, vicepresidente, Elpidio Pota, segretario, Raffaele Zito, consigliere delegato alla gestione del Campo Laudato Sì. Saranno date finalmente rassicurazioni fondate sul futuro del Macrico alla cittadinanza? E’ quello che si aspetta chiunque abbia nutrito fino ad oggi il sogno di un’oasi di benessere per tutta la città sottratta agli appetiti di turno.