A Trieste, ricorre il giorno del ricordo, degli orrori titini o della umana intolleranza.

Troppe stragi di civili nel mondo, il ricordo non basta più.

Cos’è in realtà la foiba di Basovizza, un buco nella roccia carsica, utilizzato per estrarre minerali, che la natura umana ha utilizzato per nascondere vigliaccamente le atrocità perpetrate. Dal pozzo doveva essere estratto carbone, ma non fu mai abbastanza produttivo e quindi dopo lo scavo venne ben presto abbandonato. Per Foiba si intende un inghiottitoio, che l’acqua ha eroso e scavato nel terreno carsico, spesso, quando sono abbastanza erosi collassano e danno luogo alle doline, degli avvallamenti del terreno più o meno grandi di cui il territorio triestino è costellato. La foiba di Basovizza si trova sul cosiddetto altipiano carsico triestino ed è parte dell’esigua provincia di Trieste, ridotta a seguito degli accordi di Osimo del 10 novembre 1975 tra i ministri degli affari esteri di Jugoslavia e Italia, con cui si fissarono in maniera definitiva i confini tra i due Paesi che nel Memorandum di Londra del 1954 pose fine al TLT, territorio libero triestino. Trieste nel 1954, fu separata dall’entroterra giuliano, comprendente Fiume e Pola annesso dalla ex Jugoslavia di Tito prima e diviso tra Croazia e Slovenia oggi. Perché la foiba di Basovizza riveste un carattere forte nel panorama politico italiano? Nelle foibe furono occultate centinaia di vittime a volte senza alcuna appartenenza politica, dell’epurazione titina, che avvenne nel 1945 prima che si delineassero le zone di influenza delle cosiddette zone A e B. I titini a Trieste come in tutta l’Istria, rastrellarono casa per casa gli oppositori politici e i possibili oppositori politici, quindi vennero deportati e in gran parte massacrati e interrati nei pozzi carsici non solo i collaboratori e i facente parte attiva del fascismo, ma anche chi non fascista avrebbe potuto generare in futuro un pensiero diverso da quello del dittatore jugoslavo. Chi erano queste persone: innanzitutto italiani, di diversa estrazione, poteva trattarsi di civili sospettati di collaborazionismo, ma anche, militari, carabinieri, finanzieri, agenti di polizia e di custodia carceraria, così come gli aderenti all’ex partito fascista, ma anche antifascisti non graditi. Particolarmente oculato fu il rastrellamento dei membri del Comitato di liberazione nazionale, perché rappresentavano l’ostacolo più duro alle mire annessionistiche di Tito. Ci sono anche casi di ritrovamenti di tedeschi e sloveni anticomunisti, nelle foibe andava buttato tutto quello che era o sarebbe stato un ostacolo per la Jugoslavia di Tito. Alla fine da calcoli fatti solo a Basovizza sarebbero stati infoibati circa duemila persone. Ricordiamo, che la guerra era già terminata, quindi una strage non di guerra. Chi realizzò materialmente queste efferatezze, la famigerata OZNA, polizia segreta del regime titino, che stilate le liste di proscrizione, delegavano agli organismi locali, l’esecuzione materiale dell’eccidio. Alcune date per ricordare, l’eccidio avvenne nel 1945, l’imboccatura del pozzo fu chiusa nel 1959, nel 1992 la foiba fu dichiarata Monumento Nazionale. Nel 1991, anno della dissoluzione jugoslava e dell’Unione Sovietica, a Basovizza si recò l’allora presidente della repubblica Francesco Cossiga, seguito due anni più tardi dal successore Oscar Luigi Scalfaro, che nel 1992 aveva dichiarato il pozzo della miniera “monumento nazionale”. Dal 2007, il Sacrario di Basovizza è stato restaurato ed è ora attivo il Centro di Documentazione con tutte le informazioni relative alla Foiba e alla tragica storia di quegli anni oggi rappresenta il luogo della memoria per le famiglie di tutti gli infoibati e dei deportati, morti nei campi di concentramento dell’ex Jugoslavia. Di ieri la notizia della profanazione del monumento con scritte in sloveno, a testimoniare che l’orrore non è stato dimenticato, neppure dai sostenitori degli assassini. Sarebbe lugo sviscerare le reali deformazioni mentali o il perché della strage ai danni dei giuliano dalmati, ma purtroppo questa storia è molto simile a quella scritta nel ventennio fascista, nella conquista del Regno delle Due Sicilie da parte dei piemontesi, che sterminarono interi paesi solo per sospetto di collaborazione con i briganti, ma anche oggi dello sterminio dei palestinesi da parte di chi sulla propria pelle non ha imparato nulla. Di solito si dice ai posteri l’ardua sentenza, purtroppo la storia quella reale ci insegna che i posteri saranno sempre dei ciucci assatanati e affamati di sangue e le vittime sempre povera gente, che a volte per reclamare un po di dignità e una vita migliore finiscono per restare vittime di chi li taglieggia.