Arzano ( di Simone Paride Russo) L’escalation di questi giorni ha visto un crescendo di proteste legittime da parte dei commercianti e dei cittadini per aver subito una chiusura- a giudizio della comunità- errata e impietosa per l’economia locale e il sostentamento di negozianti ed esercenti.
Ora, l’intero paese a Nord di Napoli è stato trasformato in Zona Rossa e ciò ha creato situazioni di forte incertezza per gli spostamenti interni ed esterni.
Le preoccupazioni dei cittadini vanno a chi è fuori per lavoro e non può rientrare o a chi non potrà giustificare con facilità, soprattutto nel settore privato, la propria assenza in quanto la propria azienda ,situata altrove, resta aperta.
A ciò si aggiunge lo scoramento dei commercianti, che dopo una settimana ormai di proteste, anziché comprensione e riguardo per le proprie posizioni hanno assistito ad un evoluzione militarizzata dei controlli sul territorio arzanese, con ventidue checkpoint che sono in allestimento in queste ore attraverso la presenza massiva dell’esercito,che sorveglia tutte le possibile entrate ed uscite che immettono nel piccolo comune.
Eppure è legittimo domandarsi se tali provvedimenti non siano ulteriormente lesivi nei confronto di una città già inginocchiata e stremata.
Non era possibile un’altra soluzione? Sembra sempre più condivisa una forte protesta contro la gabbia burocratica di atti e provvedimenti che, seppur legittimi e necessari in una situazione di emergenza sanitaria, andrebbero calibrati forse diversamente.
Intanto le forze politiche del paese tentano in tutti i modi di farsi sentire e stanno lavorando alla redazione di un documento congiunto che possa giungere persino al Ministro degli interni ed al Prefetto, nel quale si chiede di osservare da vicino e se possibile intervenire ancor più sulla vicenda, per rendere giustizia ad un territorio che forse, paga il prezzo più salato rispetto ai suoi limitrofi vicini, orfano di amministrazione e disegnato e considerato una nera cenerentola.