Benedetto Croce, la sua famiglia e un talento sammaritano. Fenicia Rocco nel film di Avati

Intervista giunta in redazione attraverso un comunicato

Pubblichiamo l’intervista a Fenicia Rocco giunta in redazione attraverso un comunicato

Mentre da qualche anno Santa Maria Capua Vetere attira produzioni tv, on demand, cinematografiche e teatrali c’è chi invece dalla città del Foro parte e trova gloria altrove. Dopo anni di impegno, di studi, di parti in film pur importanti, l’attrice sammaritana Fenicia Rocco, che si divide tra il cinema e l’impegno con le disabilità e progetti di inclusione sociale, approda alla corte di un maestro assoluto del cinema italiano: Pupi Avati. Il regista ha confezionato un film (prodotto anche da Santo Versace) su uno spaccato di vita del filosofo napoletano Benedetto Croce, uno dei giganti del pensiero liberale del Novecento, che andrà in onda il 23 dicembre su Rai Tre, in prima assoluta in TV: ‘Un Natale a casa Croce’.

Nel cast anche Fenicia, con un ruolo importante, quale quello di Elena prima figlia, dopo la morte del fratello Giulio in tenera età. Elena fu una personalità forte e gentile, studiosa e molto determinata. Fu donna di cultura e talent scout, ma anche una delle prime donne ambientaliste d’Italia e fu tra le fondatrici l’associazione Italia Nostra. Un ruolo, dunque, non semplice per Fenicia, un altro talento emergente di Terra di Lavoro.

Poco dopo la prima di ‘Un Natale a casa Croce’, abbiamo incontrato Fenicia Rocco, l’attrice che nel film interpreta Elena Croce,  figlia primogenita del grande filosofo Benedetto. Ancora emozionata per l’accoglienza del pubblico al Teatro ‘Filangieri’,  l’attrice ci ha raccontato cosa ha significato per lei vivere questa esperienza artistica.

Come ti sei approcciata a questo personaggio?

È stato un lavoro delicato e affascinante. Interpretare Elena Croce ha significato per me fare un viaggio nella memoria e nel cuore di una donna che si fece portatrice di un’eredità morale e culturale. Ho cercato di coglierne la complessità, studiando la sua storia, il rapporto con il padre e il contesto in cui ha vissuto. In lei ho percepito una figura elegante e rigorosa, ma allo stesso tempo ho compreso la sua sensibilità e l’ho portata sullo schermo, particolare colto e apprezzato dagli spettatori .

Hai definito questa esperienza “un miracolo artistico” cosa intendi?

Quando un Maestro del Cinema come Pupi Avati ti sceglie e decide di affidarti un personaggio come Elena Croce, non è solo un’opportunità professionale è come se l’universo ti stesse indicando una strada. Io quella scelta l’ho vissuta così. Mi sono sentita chiamata a raccontare una donna profondissima, e Pupi è stato per me una guida luminosa. Sul set ho percepito un ascolto una fiducia che raramente si incontrano nella vita. Per questo parlo di miracolo: perché non c’è altro modo per descrivere un incontro che ti solleva e ti ricorda perché fai questo mestiere. In quel lavoro c’era una vibrazione più ‘Alta’ ed io mi sento profondamente grata e non bastano le parole per spiegare ciò.

Che ricordo porti con te dal set?

La sensazione di una grande famiglia. Il cast, la troupe, tutti hanno lavorato con un entusiasmo contagioso. Mi sento di ringraziare tutti

Un ultimo pensiero per il pubblico?

Spero che il film arrivi ancora una volta dritto al cuore delle persone e che la storia della famiglia Croce, interpretata con affetto e rispetto da tutti noi, possa emozionare come ha emozionato la sala del ‘Filangieri’. È un regalo che spero il pubblico voglia scartare, con la stessa gioia con cui noi l’abbiamo creato, il 23 Dicembre su Rai Tre.

Un Natale a casa Croce è un film che porta la firma inconfondibile di Pupi Avati, capace come pochi di raccontare l’intimità dei destini familiari e i chiaroscuri dell’animo umano. Ambientato durante il Natale del 1916, il film restituisce uno dei momenti più delicati della vita del filosofo Benedetto Croce, segnato ancora dal dolore per la perdita del giovane figlio Giulio, morto pochi anni prima a causa di una grave malattia.

La casa dei Croce diventa così il luogo simbolico di un ritorno agli affetti, ma anche di confronti profondi: tra il rigore intellettuale del filosofo, l’energia delle figlie, la presenza rassicurante della moglie Adelaida e la rete di amici e intellettuali che orbitavano attorno alla sua figura. Avati tratteggia un quadro domestico vibrante, in cui le emozioni si intrecciano a riflessioni sulla cultura, sulla responsabilità e sulla fragilità umana.

Il risultato è un racconto familiare sobrio ma intenso, che restituisce l’umanità del grande pensatore napoletano e mette in luce il ruolo centrale delle figlie – in particolare Elena, interpretata da Fenicia Rocco – nel custodire e tramandare il suo patrimonio ideale.