Dopo giorni di polemiche, il presidente del Cnel, Renato Brunetta, ha annunciato la rinuncia all’aumento dei compensi previsto per i vertici dell’istituzione. La decisione arriva con una nota ufficiale diffusa nella serata di venerdì 7 novembre. L’Ufficio di presidenza del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro aveva recepito una sentenza della Corte Costituzionale. La Corte ha giudicato illegittimo il tetto di 240 mila euro agli stipendi della pubblica amministrazione. In base a tale disposizione, il compenso del presidente Brunetta sarebbe salito a 311 mila euro annui.
Le dichiarazioni di Brunetta
Nella sua dichiarazione, Brunetta ha spiegato di voler revocare l’aumento per evitare qualsiasi forma di strumentalizzazione politica. Ha poi precisato di non volere in alcun modo che dall’applicazione di una giusta sentenza derivino polemiche capaci di danneggiare la credibilità del Cnel o condizionare il dibattito pubblico e l’azione del Governo. L’ex ministro ha concluso ribadendo la volontà di mantenere un profilo istituzionale e imparziale, sottolineando che la scelta di rinunciare all’adeguamento stipendiale risponde a un principio di “responsabilità e rispetto verso l’opinione pubblica”.
La posizione di Palazzo Chigi
Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, aveva definito “inopportuna” la decisione iniziale di aumentare i compensi, pur riconoscendo la legittimità della sentenza della Consulta. Meloni aveva parlato di una scelta “non condivisibile” in un momento in cui il Paese affronta difficoltà economiche e tensioni sociali. Con la retromarcia di Brunetta, la vicenda si chiude con un atto che mira a preservare la credibilità del Cnel, confermandone il ruolo di organo di rappresentanza delle parti sociali e di garanzia costituzionale.
(Foto IPA)