Nella serata di lunedì 2 ottobre, a Capua, è stato dato alle fiamme lo storico gelso dove il 5 ottobre dell’anno 1943 i nazisti uccisero il giovane Carlo Santagata impiccandolo ferocemente.
“La storia è fatta di piccoli gesti anonimi, forse domani morirò, magari prima di quel tedesco, ma tutte le cose che farò prima di morire e la mia morte stessa saranno pezzetti di storia” scriveva Italo Calvino nel suo libro “Il sentiero dei nidi di ragno”, testo che racconta i tempi della seconda guerra mondiale e, soprattutto, la Resistenza partigiana sotto il dominio nazifascista. È proprio la vicenda del giovanissimo capuano Carlo Santagata ad essere consegnata alle pagine della nostra storia. La città di Capua nel settembre ‘43 è teatro di un forte bombardamento con tantissime vittime. In questo quadro di crudeltà e privazioni si inserisce la storia di Carlo Santagata. Il 5 ottobre, mentre rientra dalla vicina Santa Maria C.V., Carlo è bloccato da un gruppo di tedeschi lungo la Via Appia. È dapprima perquisito e poi derubato di tutti i suoi effetti personali e anche di alcuni pezzi di pane, necessari alla sussistenza dei suoi familiari. Dopo pochi minuti, Carlo entrando a Capua, si reca presso la località detta “macello” dove erano nascoste alcune armi. Carlo attraversa la centralissima Piazza d’Armi e si incammina verso il posto di blocco tedesco determinato ad affrontare il comando, ben consapevole del pericolo a cui andava incontro. Con un fucile e diverse bombe a mano, Carlo si appresta a compiere l’offensiva. Terminate le bombe a mano, il giovane Carlo Santagata è fatto ostaggio dai Tedeschi, torturato e poi fucilato. Proprio all’albero di gelso è appeso il corpo del giovanissimo eroe capuano come monito per tutta la popolazione. Per questo gesto dal valore così alto e fondamentale nella Resistenza italiana di lotta contro l’oppressore, Carlo Santagata ha ricevuto la Medaglia d’Oro al Valor civile. Questa vicenda, che potrebbe essere una pagina dei romanzi della Resistenza come “La Storia” di Elsa Morante o ancora “Uomini e no” di Fenoglio, è invece davvero testimonianza di come le città insorgevano e si ribellavano al nemico oppressore.
Quel gelso, per decenni e decenni, ha rappresentato il sacrificio dell’eroe capuano. La notizia dell’incendio ha destato nella popolazione locale tanto sgomento. Tutti conoscevano il valore simbolico di quest’albero di gelso. La natura dolosa dell’attentato incendiario sarà oggetto di indagini, diverse sono le testimonianze raccolte.
Chi ha voluto offendere la memoria di questa preziosa pagina di Storia? Chi ha voluto privare di questo simbolo le prossime generazioni? Un attacco a quello che è un vero monumento alla Libertà, al monumento del giovane Santagata che permise di liberare Capua, in sinergia con chi combatteva già in città, favorendo così l’ingresso delle truppe alleate. Il nostro augurio, dopo questa vile offesa a chi ha combattuto per il nostro Paese, è che si trovi sempre occasione e modo di poter raccontare le vicende di chi si è speso per la nostra Libertà.