CASERTA. Combattiamo la violenza contro le donne con i fatti, le chiacchiere stanno a zero

NUNZIO DE PINTO

Combattiamo la violenza contro le donne con i fatti, le chiacchiere stanno a zero

CASERTA – Oggi in tutto il mondo si celebra la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne (indetta dall’Onu nel 1999) e dall’alba sento nei vari telegiornali televisivi tutti i giornalisti che stanno dando i numeri. C’è chi dice che sono meno di quelli dell’anno scorso allo stesso mese di oggi, c’è chi dice che sono aumentati a dismisura; per favore mettetevi d’accordo. Non fate un buon servizio proprio alle principali protagoniste di questa giornata: cioè le donne. Oggi direi, invece, che contano i fatti, le chiacchiere stanno a zero. Se NOI tutti ci credessimo veramente che è ora di dire basta violenza sulle donne, allora interverremo dovunque ci sia un uomo che “allucc’” contro una donna, dovunque ci sia qualcuno che alzi le mani su una donna, invece giriamo la testa dall’altra parte oppure la nascondiamo sotto la sabbia. Non è sufficiente scrivere sui social che siamo contro la violenza alle donne, alla parola devono seguire sempre i fatti, solo così possiamo dire di essere contrari alla violenza sulle donne. ”Ho giurato di non stare mai in silenzio, in qualunque luogo e in qualunque situazione in cui degli esseri umani siano costretti a subire sofferenze e umiliazioni. Dobbiamo sempre schierarci. La neutralità favorisce l’oppressore, mai la vittima. Il silenzio aiuta il carnefice, mai il torturato”. (Èlie Wiesel)”. Ho scelto questa citazione di Èlie Wiesel perché rappresenta in pieno quello che ho appena scritto. Se prima della II^ Guerra Mondiale tutti gli uomini, tedeschi in primis, ma anche tutti gli altri, nessuno escluso compreso gli alleati, avessero parlato e fatto seguire alle parole i fatti, tutte le violenze che milioni e milioni di uomini, donne, anziani, bambini, ebrei, omosessuali, malati di mente e quant’altro ancora, non sarebbero morti. Ma questo vale ancora oggi contro la mafia, la camorra, la ndrangheta e contro qualsiasi altro sodalizio criminale. Ma, allora, come oggi, abbiamo deciso di NON VEDERE, NON SENTIRE, NON PARLARE, come le famose scimmiette, tanto poi ci sono le giornate internazionali contro tutto quello su cui non abbiamo fatto nulla (shoah, foibe, primo maggio, violenza sulle donne, papà, mamma, nonni, e non le ricordo proprio tutte) e crediamo che basta celebrarle per sentirsi bene con la nostra coscienza. Nel corso della mia vita, vissuta appieno e con tanto Amore dato e ricevuto dalla mia famiglia, nel mio piccolo mi sono sempre opposto ogni qual volta ho visto compiere un fatto “contra legem”, così come quando, un’altra vita fa, avevo appena terminato la mia giornata di lavoro presso il Municipio di Napoli e stavo andando a prendere la Circumflegrea a Montesanto ed all’improvviso sento un donna gridare “Aiuto” perché l’avevano appena scippata della borsa e mi sono trovato di fronte al rapinatore. Non ho pensato un solo secondo alle eventuali conseguenze, perché quello è quanto mi aveva insegnato mio padre Giuseppe, appuntato pluridecorato dell’Arma dei Carabinieri che più volte aveva tentato di lasciarci orfani per essere intervenuto in soccorso della gente che lui aveva giurato di difendere sino al bene supremo della propria vita. Ho lasciato cadere per terra la borsa ed ho ingaggiato una colluttazione con il malvivente. Mentre lottavo con lui, che peraltro mi aveva già squarciato i pantaloni, ho notato attorno a me un capannello di persone fra cui ho intravisto alcuni colleghi. Ho chiesto loro di darmi una mano ma non si sono mossi, se lo avessero fatto il delinquente sarebbe stato consegnato alle Forze dell’Ordine. Ero riuscito, grazie anche al fatto che avevo un altro fisico rispetto a quello di oggi e che ero un esperto di mischie e placcaggi dopo ai tanti anni che giocavo a rugby, a tenere la sua testa ferma in un “tenero ed affettuoso” abbraccio dal quale non poteva liberarsi, quando ho visto che ha portato la mano nella tasca posteriore dei suoi pantaloni come per prendere qualcosa. La mossa mi ha fatto allentare per qualche istante la presa e il delinquente ne ha approfittato per darsela a gambe levate nei vicoli di Montesanto. Sono rimasto solo con i pantaloni rotti e per tornare a casa senza dare scandalo con le “mutande” per strada, mi sono tolto il maglione che indossavo e l’ho avvolto attorno alla cintura dei pantaloni e mesto, demoralizzato ed “arrabbiato” perché nessuno dei miei amici era intervenuto a darmi una mano, me ne sono tornato a casa. Ma anche quando davo una mano a mio padre all’Edenlandia e sono intervenuto nei confronti di vigliacchi giovanotti che, in branco, davano fastidio a giovanissime ragazzine. Insomma, è questo che voglio sottolineare: basta commemorazioni, basta parole, facciamo i fatti se vogliamo veramente difendere le donne, mogli, madri, sorelle, figli, dalla violenza gratuita di uomini “orchi”.