Caserta – Due conferenze dei servizi, a distanza di pochi giorni, hanno segnato una svolta nella vicenda delle cave tra Caserta e Valle di Maddaloni. Due progetti distinti, presentati da società diverse e formalmente inquadrati come interventi di “riqualificazione ambientale”, sono stati di fatto fermati dagli enti preposti alla tutela paesaggistica e culturale. Il 18 settembre, presso il Genio Civile, si è discusso il progetto riguardante la cava in località Provine-Pioppi, al confine tra i due comuni. L’istanza è stata dichiarata improcedibile grazie all’intervento congiunto del Comune di Valle di Maddaloni, della Reggia di Caserta e della Soprintendenza ai Beni Culturali. A pesare è stata soprattutto la vicinanza all’Acquedotto Carolino, patrimonio mondiale Unesco dal 1997, che attraversa l’area interessata. Un’opera di straordinario valore storico e ingegneristico che non può essere messa a rischio da nuove movimentazioni di materiale. Cinque giorni dopo, il 23 settembre, sempre al Genio Civile si è tenuta la seconda conferenza dei servizi, questa volta relativa alla cava di Garzano, interamente ricadente nel territorio del Comune di Caserta. Anche in questo caso l’esito è stato netto: parere negativo, espresso in maniera concorde dagli enti partecipanti. Decisiva la presa di posizione della Reggia di Caserta, con il direttore Tiziana Maffei, che ha sottolineato l’incompatibilità assoluta di nuove attività estrattive con la salvaguardia dell’acquedotto settecentesco progettato da Luigi Vanvitelli. La Soprintendenza e gli enti locali hanno confermato la stessa linea, ribadendo anche i rischi idrogeologici legati a interventi in un’area fragile e vincolata. Il Comitato civico “No Cave”, che da mesi tiene alta l’attenzione sul tema, ha parlato di vittoria per il territorio e per la comunità, ricordando come le proprie indagini e segnalazioni siano state confermate dalle istituzioni. Una soddisfazione che si accompagna però a un invito a non abbassare la guardia, perché l’area resta oggetto di appetiti e progetti che potrebbero riemergere sotto altre forme. Con la doppia bocciatura di settembre, il messaggio appare chiaro: non c’è spazio per interventi che prevedano ulteriori escavazioni in un contesto tanto delicato.