Cina e dazi, la sfida di Trump riaccende le tensioni

PECHINO – Donald Trump  minaccia nuovi dazi alla Cina. Una dichiarazione che ha già messo in allerta mercati e governi, riaprendo scenari da guerra commerciale. La Cina ha risposto con fermezza, definendo le proposte dell’ex presidente americano “un ritorno al protezionismo aggressivo”. L’Europa, intanto, osserva con cautela, stretta tra la necessità di difendere i propri interessi industriali e il timore di restare schiacciata nello scontro tra i due colossi.

Trump rilancia: “Basta concorrenza sleale”

Non è la prima volta che Trump fa leva sui dazi per rafforzare la sua posizione politica. Già durante il suo primo mandato, aveva colpito Pechino con tariffe su centinaia di miliardi di dollari di merci, accusando il governo cinese di pratiche scorrette: sussidi statali, dumping, furti di tecnologia. Ora, in piena campagna elettorale, il tycoon alza il tiro e minaccia tariffe generalizzate.

Un messaggio diretto agli elettori americani, soprattutto nelle aree industriali colpite dalla delocalizzazione, ma che rischia di destabilizzare gli equilibri economici globali.

Pechino risponde: “Siamo pronti a difenderci”

Il governo cinese ha subito fatto sapere che non resterà a guardare. “La Cina si oppone fermamente a ogni forma di protezionismo e adotterà misure adeguate per proteggere i propri interessi legittimi”, ha dichiarato un portavoce del Ministero del Commercio. Non è escluso che, in caso di escalation, Pechino possa introdurre contromisure su prodotti americani strategici, come già avvenuto tra il 2018 e il 2020.

Nel frattempo, la Cina intensifica i rapporti con altri partner commerciali, cercando di ridurre la propria dipendenza dal mercato statunitense.

L’Europa osserva (e si interroga)

A Bruxelles la situazione viene monitorata con attenzione. Se da un lato si condividono molte delle preoccupazioni americane – come la concorrenza sleale nel settore delle auto elettriche e del fotovoltaico – dall’altro l’UE rifiuta l’approccio frontale di Trump. L’obiettivo europeo è più sottile: difendere il mercato interno, ma mantenendo aperti i canali del commercio globale.

Negli ultimi mesi la Commissione Europea ha avviato indagini su possibili pratiche di dumping da parte di aziende cinesi, specialmente nel comparto green. Allo studio, anche l’introduzione di dazi selettivi e nuove forme di controllo sugli investimenti esteri.

Autonomia strategica o protezionismo?

La vera sfida per l’Europa sarà definire una linea autonoma. “Dobbiamo tutelare le nostre industrie senza chiuderci al mondo”, ha dichiarato la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, richiamando il concetto di “autonomia strategica aperta”. Ma se lo scontro USA-Cina dovesse intensificarsi, l’UE sarà costretta a prendere posizione più netta, rischiando frizioni con uno dei due partner. Il ritorno dei dazi come strumento di politica estera sta ridefinendo gli equilibri economici mondiali. La Cina mostra i muscoli, Trump alza la voce, e l’Europa cerca di farsi valere con diplomazia e regole comuni. La partita è aperta, e avrà conseguenze ben oltre i confini del commercio internazionale.