“Trampata” sull’Europa: imprese nel panico, rischio recessione

Dal primo agosto scatteranno nuovi dazi del 30% sulle merci europee. L’Italia teme un duro colpo all’export. Le imprese chiedono al governo risposte urgenti, ma la presidenza del consiglio ancora tace.

Con una lettera inviata ieri alla presidente Ursula von der Leyen, Donald Trump ha annunciato l’inasprimento dei dazi sulle merci europee. Dal 1° agosto, molti prodotti in arrivo dall’Unione Europea saranno tassati al 30%. Il vulcanico presidente USA motiva la sua decisione con la necessità di proteggere l’industria americana da una concorrenza che definisce sleale e sistemica. L’Europa, a suo dire, avrebbe beneficiato per anni di condizioni ingiuste. La Commissione, al momento, si sarebbe limitata a definire l’azione di Trump come una provocazione grave, rimandando così ogni decisione ad una risposta coordinata con gli Stati membri.

Italia esposta: agroalimentare, moda e meccanica in allarme

L’Italia si trova tra i Paesi più colpiti da questa misura. Il nostro export, infatti, verso gli USA è tra i più alti d’Europa e coinvolge comparti strategici. Agroalimentare, moda e meccanica sono i settori più vulnerabili che già stimano perdite consistenti. Coldiretti ha parlato di mazzata per le imprese che esportano vino, formaggi, olio d’oliva, pasta e conserve. Anche l’industria della moda teme un calo drastico delle commesse su calzature, pelletteria e occhiali. La meccanica di precisione, poi, molto legata alle forniture per l’industria americana, rischia tagli produttivi e riduzioni di personale.

I primi numeri: danni stimati per i dazi Trump oltre 1,5 miliardi

Confartigianato ha stimato che i nuovi dazi potrebbero costare alle PMI (piccole e medie imprese italiane) italiane oltre 1,5 miliardi entro fine anno. Confindustria parla di un impatto devastante sull’occupazione in diversi distretti produttivi. Il Centro Studi Prometeia prevede, se le tensioni dovessero protrarsi, un rallentamento del PIL (prodotto interno lordo) italiano per i dazi Trump di 0,8 punti percentuali entro il 2026. L’allarme coinvolge anche i sindacati che temono nuovi esuberi nel tessile e nell’agroindustria. Le imprese, fortemente preoccupate, stanno già chiedono al governo italiano misure compensative rapide e una strategia diplomatica forte nei confronti di Washington; ma, nulla di concreto, al momento, appare all’orizzonte.

Bruxelles cerca una risposta comune, ma l’Europa è divisa

A Bruxelles si starebbe lavorando a una risposta unitaria, ma le divisioni tra gli Stati membri sono evidenti. L’Italia, almeno sulla carta, e la Francia, in modo più pressante, chiedono contromisure rapide e simmetriche. La Germania, invece, pare stia spingendo per il dialogo, preoccupata per le ricadute sulle proprie esportazioni, soprattutto nel settore automobilistico.
La presidente von der Leyen ha convocato per il prossimo 15 luglio un vertice straordinario del Consiglio europeo. Sul tavolo ci saranno opzioni che vanno dal ricorso all’Organizzazione Mondiale del Commercio fino a un eventuale inasprimento dei dazi europei su alcuni prodotti americani. Questa mossa, se attuata, rischia di trasformarsi in un’arma a doppio taglio con una reazione a catena sui mercati. Attendiamo l’apertura delle borse lunedì per conoscere quanti miliardi di euro sono andati in fumo.

Il rischio recessione è reale: lo dice anche la finanza

Proviamo ad approfondire l’analisi non solo sull’aspetto commerciale, ma anche sul fronte macroeconomico. Una guerra dei dazi tra le due sponde dell’Atlantico potrebbe danneggiare profondamente le Catene Globali del Valore. Le CGV descrivono l’organizzazione del processo produttivo su scala mondiale, dove le diverse fasi di produzione di un bene o servizio sono dislocate in varie nazioni. Questo modello di business, emerso nella seconda metà degli anni ’90, ha trasformato il commercio internazionale, spostando l’attenzione dalla competizione sui prodotti finiti a quella sulle singole fasi della produzione. Gli analisti segnalano così un clima di crescente incertezza tra gli investitori; si teme, insomma, una nuova fase recessiva globale. Se solo la Cina, ad esempio, dovesse intervenire per colpire anche l’export europeo, lo scenario potrebbe diventare ingestibile. La sfida impone all’Europa, senza ulteriori rimandi, una revisione urgente della propria politica industriale e commerciale.

Oltre l’emergenza: l’Europa deve diventare adulta

Questa crisi non riguarda solo dazi e commercio, ma la posizione globale dell’Unione Europea.
Trump, con la sua linea aggressiva, ricorda all’Europa che non può più contare su una relazione stabile con Washington. Serve, a questo punto, una strategia di autonomia industriale, tecnologica e diplomatica.
Bisogna valutare, con grande attenzione, la possibilità di rafforzare le alleanze globali, tutelare i settori strategici senza trascurare d’investire nella competitività interna.
L’Europa, e con essa il nostro Paese, oggi più che mai, è chiamata a diventare adulta.

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