Nella notte tra sabato 25 e domenica 26 ottobre 2025, alle 3:00 del mattino, si ritornerà all’ora solare, occorre spostare gli orologi indietro di un’ora, per poi ritornare a quella legale nella notte tra il 28 e 29 marzo 2026. Ricordiamo che, il passaggio tra ora legale a quella solare avverrà in automatico per tutti i dispositivi elettronici smart, mentre per gli orologi tradizionali o digitali non in rete, ci si dovrà armare di pazienza e provvedere manualmente a riportare l’orario un ora indietro. Questo secondo gli esperti, il cambio di ora, ci consentirà di guadagnare un ora di luce in più al mattino, mentre ovviamente ne perderemo una la sera. Il dibattito sull’utilità di questi cambi è sempre vivo e specie in occasione di ogni variazione, si rinnova. Da molti anni si discute sull’opportunità di abolire i cambi, ma l’arco costituzionale, vuoi per un motivo o per un altro non si assume mai l’onere di attivare una legge per risolvere la questione. Il dibattito però in questi giorni, si è animato per merito del premier spagnolo Pedro Sanchez, (quello, che si rifiutò di leccare il deretano a Trump, per intenderci), infatti a proposito dell’ora legale, Sanchez ha chiesto all’unione europea l’abolizione dei continui passaggi, tra ora legale e solare. Oltretutto anche i presunti risparmi di energia elettrica, che una volta erano più accentuati, sono diventati minimi anche in virtù dei dispositivi a risparmio energetico che illuminano le nostre case e le nostre città.
Perché esiste questo “arzigogolo temporale” e da dove è cominciato. Alcuni documenti storici attribuiscono a Benjamin Franklin (Boston1706 – Philadelphia 1790), uno dei “padri fondatori” americani, il big bang dell’ora, che svanisce in primavera e ricompare in autunno.
Franklin, pubblicò un progetto economico per diminuire il costo della luce e nel 1784 lo pubblicò sul Journal de Paris. Ovviamente la sua proposta per apportare dei benefici nel mondo in piena rivoluzione industriale, fu uno studio spiazzante. Non era semplice convogliare le idee e le convinzioni dell’epoca verso il futuro. All’epoca gli orologi in circolazione non erano diffusi come oggi e anche i trasporti, senza ferrovie, che sarebbero nate solo nel 1825, non godevano e non avevano l’esigenza dell’estrema puntualità.
Per favorire l’applicazione della nuova norma si obbligarono i cittadini ad alzarsi prima, e mandarli a letto presto, in alcuni casi, razionando le candele, imponendo tassazione sulle persiane chiuse durante il giorno, e talvolta proibendo la circolazione notturna. Alcune città prettamente industriali, utilizzavano i cannoni come fragorose sveglie. Forse i cittadini campani come un orologio di Dalì, spesso sciolgono le ore, e nonostante duecento e più anni dal pensiero di Franklin, sull’ora legale, e il soverchiante uso di diavolerie elettroniche, che inevitabilmente condizionano le nostre giornate, ancor oggi nella vita sociale si usa dire, ci vediamo verso mezzogiorno, dopo pranzo, a “vutata de’ nove” ad esempio, senza dare fortunatamente una scansione svizzera del tempo sociale. In Italia, l’ora legale iniziò la sua vita, in epoca bellica, era il 1916 quando fu adottata per la prima volta, ma ebbe alterne fortune e addirittura sotto l’egida fascista e repubblichina oltre ad essere adottata e abrogata diverse volte, vide anche una divisione oraria oltre che politica tra nord e sud della penisola con adozioni di orari diversi. Dal 1966 iniziò l’utilizzo dell’ora legale in maniera stabile e dal 1996 si è redatto un calendario comune con l’Europa. Nonostante questa lunga vita, oggi il passaggio due volte l’anno da ora legale a solare è fortemente avversato. Secondo lo studio effettuato, adottare l’ora legale tutto l’anno indurrebbe un minor consumo di energia risparmiando oltre duecento milioni di euro annuali. Cifra che potrebbe salire, se si dovesse verificare un ulteriore rincaro dell’energia a fronte del già in corso conflitto in Ucraina e degli scenari bellici, del medio oriente.