Oggi, all’età di 82 anni, si è spento un grande storico, studioso e amante della filosofia antica. Giovanni Casertano è stato professore ordinario di Storia della Filosofia Antica presso l’università degli Studi di Napoli Federico II e autore di numerosi saggi. Era riconosciuto dalla comunità filosofica per la sua ricerca dedita ad un’innovativa lettura delle opere e dei frammenti dei filosofi più illustri del mondo antico, dei sofisti e di Platone. I suoi scritti sono animati da una coscienza storico-filosofica della distanza culturale che esiste tra l’antichità e il nostro tempo, al fine di evitare ciò che il professore stesso definiva “il pericolo dell’anacronismo”. Orientare il nostro sguardo verso il punto di vista degli antichi significa infatti evitare di proiettare su di loro i nostri schemi interpretativi. Tra i suoi scritti più importanti ricordiamo Parmenide il metodo la scienza l’esperienza (1989), L’eterna malattia del discorso. Quattro studi su Platone (1991), Il nome della cosa. Linguaggio e realtà negli ultimi dialoghi di Platone (1996), La nascita della filosofia vista dai Greci (2007), Paradigmi della verità in Platone (2007), I Presocratici (2009), O prazer, a morte e o amor nas doutrinas dos Pré-socráticos (2012), Da Parmenide di Elea al Parmenide di Platone (2015), Una introduzione alla Repubblica di Platone (2015). Lo ricordiamo con questa sua bella citazione
“Le opere di Platone sono tragedie filosofiche con veri e propri squarci di poesia, come il commovente finale del Fedone, che racconta la morte di Socrate. Una poesia che deve essere educativa, che deve offrire qualcosa che tocchi l’animo delle persone spingendole al bene”
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