Festa di Piedigrotta apre la stagione del Trianon

Viviani riletto da Nello Mascia: la festa come specchio della città

Napoli -Al Trianon Viviani, la nuova stagione con la direzione artistica consolidata e vincente di Marisa Laurito si apre nel segno della memoria viva, quella che non si limita a celebrare il passato, ma lo interroga, lo disturba, lo trasforma in lente per guardare il presente. Con Festa di Piedigrotta di Raffaele Viviani, messa in scena da Nello Mascia, il teatro diventa ancora una volta rito collettivo, spazio in cui la città si riconosce e si racconta, tra rabbia e meraviglia, tra riso amaro e malinconia popolare. Mascia firma uno spettacolo che non ha nulla di nostalgico, pur rispettando con intelligenza e sensibilità il testo del 1919. Ne fa un affresco corale che vibra di contemporaneità, senza forzature: la festa di allora parla all’oggi, perché anche oggi viviamo, con altre forme, la stessa tensione tra euforia e sfinimento, tra bisogno di identità e perdita di sé. Piedigrotta diventa così il luogo in cui l’uomo – come dice Mascia – “scompare per diventare cosa”: vittima e carnefice di un sistema che confonde libertà con confusione, devozione con illusione, partecipazione con sopravvivenza. La scena è attraversata da una trentina di interpreti, tra cui spiccano Federica Aiello, Ernesto Lama, Ciro Capano, Stefano Sarcinelli, Massimo Masiello, insieme ai musicisti Ciccio Merolla, Dario Sansone, Pietra Montecorvino, e Serena Pisa delle EbbaneSis. A completare un impianto artistico già denso, la presenza sorprendente e toccante della giovane soprano maddalonese Minni Diodati, che con la sua voce limpida e profonda riesce a riportare nella festa il suono arcaico dell’anima, intrecciando antico e presente in modo emozionante e mai retorico. Le musiche originali di Eugenio Bennato si fondono perfettamente con l’impianto visivo ideato da Raffaele Di Florio, in una Napoli teatrale che è sogno e incubo, carnevale e tragedia, come nelle Baccanti di Euripide, con cui Mascia stabilisce un dialogo sotterraneo ma potente. La festa, qui, è un’orgia collettiva dell’identità, un rito di passaggio senza riscatto garantito. Questo spettacolo è anche il riflesso di una direzione artistica che ha una visione precisa e coerente: quella di Marisa Laurito, che guida il Trianon con una miscela rara di empatia e rigore, amore per la cultura popolare e consapevolezza del suo potenziale sociale. Laurito non ha mai trattato il teatro come una vetrina, ma come un organismo vivo, un laboratorio civile. In questo percorso, Festa di Piedigrotta è non solo un’apertura di stagione, ma una dichiarazione di intenti: fare del teatro uno spazio che accoglie, provoca, unisce, restando fedele alla città e alla sua complessità. Viviani, attraverso la voce e la visione di Mascia, torna così ad essere una lingua che sa ancora parlare, e parlare forte. Non è un ritorno indietro, ma un passaggio di testimone. E in tempi come questi, non è cosa da poco.