Francesco: la faccia della morte.

La faccia Ippocratica: il volto di chi è vicino alla fine.

Nessuno sospettava

“Eppure sembra solo un po’ affaticato, certo la voce affannosa lo è, ma in fondo una persona di 88 anni ci mette del tempo a riprendersi”. Questo è stato il pensiero di molti, magari seguendo una diretta TV dal Soglio petrino durante le celebrazioni della Domenica di Pasqua, vedendo papa Francesco, seduto sulla sua sedia a rotelle, rivolgersi alla moltitudine di gente presente a Piazza San Pietro per dare il suo breve augurio pasquale: «Fratelli e sorelle, Buona Pasqua».

Quattro parole pronunciate a fatica, ma nulla poteva far presagire una fine tanto imminente.

Facies hippocratica

Per tanti è stato così, non per tutti però, non per medici, sanitari, infermieri e chiunque abbia esperienza di prossimità ai moribondi: queste persone ben sanno che il volto di Francesco esprimeva quella che i medicina viene definita facies hippocratica – dal filosofo e medico Ippocrate che per primo descrisse tale condizione -, ovvero il volto tipico di chi è vicino alla fine.

La facies ippocratica è caratterizzata “da un’espressione tirata del viso, con occhi infossati, concavità di guance e tempie, labbra rilassate e carnagione plumbea”, che viene osservata in qualcuno vicino alla morte dopo una malattia grave e prolungata.  Tuttavia anche un’altra caratteristica del volto doveva indicare, secondo i medici, lo stato fisico del pontefice, il suo naso affilato, “un naso molto ridotto di volume rispetto all’originale, scarno, dimagrito e sottile, uno dei sintomi più caratteristici, causato dalla riduzione del flusso sanguigno nelle parti periferiche e non vitali del corpo umano, che preannuncia, nei malati affetti da gravi patologie, acute o croniche, il probabile ed imminente esito finale”.

Forza di volontà

Mentre il volto di Francesco era già segnato dalla fine, solo la sua tenacia, la volontà estrema di compiere il suo dovere lo inchiodava al suo posto, al suo dovere, fino in fondo.