Il Vernacoliere chiude dopo 65 anni

Novembre sarà l'ultima uscita del celebre giornale satirico

Mario Cardinali, il celebre direttore del giornale satirico Il Vernacoliere, ha annunciato la sospensione delle pubblicazioni dopo sessantacinque anni di attività. La notizia, comunicata con un tocco di ironia e nostalgia, segna la fine di un’epoca per il giornalismo di carta, sempre più in difficoltà a causa della digitalizzazione e della crisi economica.

Nel suo messaggio ai collaboratori, Cardinali si è rivolto a loro con affetto, definendoli “carissimi” e “sparpagliata truppa d’eccelse firme”. Con un tono che mescola il comico al tragico, ha esordito: “No, non è Trump che vi parla, e neanche la Meloni. Son io, il Vernacoliere! Che nuntia vobis dolorem magnum, anzi magnissimo”. La sua lettura della situazione è chiara: dopo il numero di novembre, Il Vernacoliere sospenderà le pubblicazioni.

Cardinali ha analizzato con lucidità la crisi della carta stampata, evidenziando come i giornali siano sempre più surclassati dai social media e dai dispositivi mobili, che ormai dominano la scena informativa. “Quella dei giornali, soprattutto, che quasi più nessuno legge”, ha affermato, lamentando come la pubblicità non riesca più a coprire i costi di produzione. Con le edicole che chiudono a migliaia in tutta Italia e quelle rimaste trasformate in rivendite di gadget, il panorama dell’editoria cartacea appare desolante.

Il direttore ha anche messo in luce come, per Il Vernacoliere, i costi siano ormai superiori agli incassi, un segnale inequivocabile della crisi che attanaglia il settore. “Nessuno è eterno. Neanche Mario Cardinali”, ha detto, riflettendo sulla sua carriera e sul futuro del giornale.

Non è chiaro se qualcuno raccoglierà il suo testimone; “Bisogna avere voglia di sbeffeggiare il potere. Il livornese è nato così”, ha concluso, lasciando un messaggio di speranza ma anche di incertezza per ciò che verrà.

Con il suo addio, Cardinali non solo chiude un capitolo della sua vita, ma segna anche un punto di arrivo per un tipo di giornalismo che ha fatto la storia, lasciando un vuoto difficile da colmare nell’universo della satira e dell’informazione.