Attraverso la mediazione del prof. Roberto Gricoletto, giornalista pubblicista, professore di storia e filosofia presso il liceo classico “Canova” e consigliere in quota PD presso il comune Treviso, abbiamo provato a raccogliere dei pareri sulla riapertura delle scuole ad alcuni Dirigenti scolastici del nord Italia (pubblicati sul quotidiano locale “Tribuna”) cercheremo di ripetete la stessa operazione intervistando alcuni Dirigenti scolastici del sud (nello specifico della regione Campania).
Il governatore del Veneto, Zaia, fin da subito si è detto contrario alla riapertura delle scuole a maggio. Ma il Veneto è anche una delle prime regioni a voler pianificare la fase due, quella della ripartenza. E i dirigenti scolastici dei licei più in vista del capoluogo e della provincia di Treviso, nei giorni scorsi, si sono confrontati sulle ipotesi più percorribili e meglio praticabili circa l’avvio del nuovo anno scolastico.
Maria Rita Ventura, preside del liceo classico Canova: «Penso già alla “fase due” del personale amministrativo, valutando il part-time e il rifornimento di mascherine e guanti. Certo, gestire a turnazione 1. 400 studenti non s’annuncia semplice. In alternativa alla didattica mista, si potrebbe confezionare un orario scolastico a moduli: il docente, ad esempio, spezzerebbe le sue tre ore, facendo 90’al mattino con parte della classe e 90’al pomeriggio con l’altra metà. Lezioni più compresse, ma non vedo altre strade”.
Antonia Piva, esperta dirigente, guida il liceo Duca degli Abruzzi: “Prima la didattica a distanza che, all’improvviso, sconvolge la routine. Poi le lezioni da riformulare, valutazioni ed esami da ripensare. Ora a palesarsi pure gli scenari di settembre, con l’ipotesi dei doppi turni e della distanza di sicurezza fra banchi. Le delucidazioni organizzative, quindi doppi turni o didattica mista, non potranno prescindere dall’attenzione su due aspetti fondamentali: quello strutturale o della logistica, non mi riferisco solo agli stabili ma anche al trasporto, e l’ambito contrattuale, considerate le competenze nuove richieste ai docenti per il digitale. E poi trovo sconvolgente, più da cittadino che da preside, che al Ministero ragionino già su settembre, mentre l’ipotesi di rientro in aula per il 18 maggio non è stata ancora cancellata. Sono state settimane faticose, troppi “stop and go”. Comprendiamo il momento d’emergenza, ma vorremmo più linearità.
Classi numerose, ma aule non sufficientemente ampie per garantire il “droplet”. E poi, gli orari dei docenti, la vigilanza, il “gruppo classe” che rischia di subire scossoni ulteriori. Sono le questioni sollevate da Mario Dalle Carbonare, preside del Da Vinci, in merito agli scenari dipinti per la “fase due” della scuola. «Vogliamo capire bene cosa intendano fare, prevedo problemi gestionali di non poco conto», esordisce il preside.
Non ho aule così grandi per assicurare il rispetto del metro di distanza fra banchi. Magari potrei riuscirci spezzando le classi, anche se le mie possono essere assai numerose: 25-26 alunni». La didattica mista sarebbe una soluzione, come appunto i doppi turni. «Parte dei ragazzi farebbe lezione al mattino, parte al pomeriggio», incalza, «Ma pure questa ipotesi sarà fonte di disagio. Penso agli stessi professori, che si troverebbero costretti a raddoppiare l’orario. Mi sarà permesso modificare il loro calendario?»
E come faremo con i bambini?». Luisa Mattana, preside del Comprensivo “Serena”, ripete più volte lo stesso interrogativo.
Che poi rimarca: «Per come è concepita la vita a scuola, è impensabile chiedere il rispetto della distanza di un metro a un bambino. Gli adolescenti sono più portati a comprendere e rispettare regole, molto più complicato pretenderlo da chi è alle primarie e da poco tempo ha iniziato a frequentare una scuola». La preside indica lo sdoppiamento delle lezioni come principale opzione percorribile: «Si dividerebbero le classi a gruppetti, ma mi domando come questo inciderà sul monte ore degli insegnanti. Un problema tutt’altro che secondario. Altra soluzione potrebbe essere la didattica mista».