Io sto con San Gennaro . Ma questa protesta non mi convince
di Giuseppe Simonetta Vicepresidente nazionale Comitati Due Sicilie.
Durante la prima metà del XVI secolo Napoli fu afflitta da numerosi conflitti ,pestilenze ed eruzioni del Vesuvio. In particolare intorno al 1527 (nel corso della Guerra della Lega di Cognac), l’ esercito angioino di Francesco I tentò di riconquistare il Regno di Napoli sbarcando coi suoi soldati a Gaeta e a Salerno.
I francesi arrivarono alle mura di Napoli e la cinsero d’assedio, impedendo il rifornimento delle derrate alimentari e, secondo alcuni storici, avvelenando pure le acque che rifornivano la città. Ciò provocò un inasprimento della pestilenza che stava già decimando i napoletani e che provocò circa 250.000 morti.
Nello stesso periodo anche il Vesuvio sembrò accanirsi contro la città con una eruzione accompagnata da diversi terremoti che la devastarono. Alla luce di questi eventi il popolo napoletano decise di rivolgersi al proprio Santo protettore e così il 13 gennaio del 1527, anniversario della traslazione delle ossa di San Gennaro da Montevergine a Napoli, fecero voto di costruirgli una nuova cappella . L’impegno fu cosi solenne che i napoletani stilarono un documento, sottoscritto dagli “eletti di città” sull’altare maggiore della cattedrale, in presenza di un notaio. In questo modo, per ottenere la liberazione dai mali che stavano flagellando la città, i rappresentanti dei cinque sedili di Napoli (Capuano, Nilo o Nido, Montagna, Portanova e Porto) più il rappresentante del sedile del Popolo, fecero voto di offrire mille ducati per il tabernacolo eucaristico e diecimila per la costruzione di una nuova cappella in onore di San Gennaro. La Deputazione della Reale cappella del Tesoro di San Gennaro venne istituita il 5 febbraio del 1601 ed era costituita da 12 membri, due rappresentanti per ognuno degli antichi Sedili napoletani, a cui fu affidato l’incarico di provvedere alla fondazione della Cappella che fu inaugurata il 16 dicembre 1646. Successivamente Gioacchino Murat nel 1811 decise di destinare la carica di presidente della Deputazione al Sindaco della città di Napoli. Alla Deputazione è affiancato il Capitolo dei Prelati: composto anch’esso da 12 membri.
Senza dilungarmi troppo sulle molteplici vicissitudini di questa antichissima istituzione cittadina, la Deputazione è un organismo che ha strenuamente difeso nei secoli il diritto di patronato della città di Napoli sulla cappella proprio perché questa era diretta espressione della profonda devozione dei napoletani verso il Santo in autonomia rispetto alla Curia arcivescovile.
Detto questo però, le recenti e accesissime polemiche circa il presunto tentativo da parte della Curia Arcivescovile di esautorare la Deputazione, allo scopo di mettere le mani sull’ immenso tesoro del Santo, e la successiva “chiamata alle armi” per una manifestazione di protesta apparsa sui media e social networks, non mi convince molto. Infatti, fermo restando l’originale natura laica (ovvero non clericale) della Deputazione, essa si prefiggeva pure il compito di promuovere e curare il culto di San Gennaro.
Oggi i pochi discendenti delle famiglie iscritte agli antichi Sedili Napoletani che formavano la Deputazione vivono lontani da Napoli e molto spesso disertano gli appuntamenti fondamentali che hanno caratterizzato nei secoli il culto di San Gennaro. Taluni esponenti della Deputazione si dichiarano atei o agnostici.
In un passato non troppo lontano ci sono stati Presidenti della Deputazione (Sindaci di Napoli) che hanno inviato i propri sostituti a presenziare alle funzioni religiose. Personaggi che magari si presentavano al Duomo proprio perché non potevano farne a meno … standosene seduti, accavallando le gambe e sorridendo all’atto del prodigio compiuto dal Santo quasi si trattasse di un gioco di prestigio … con la certezza che tanto dietro c’è il trucco; giusto un espediente per gabbare il popolino credulone e superstizioso (tutti emuli di quel Garibaldi, notoriamente ateo e mangiapreti che aveva definito Papa Pio IX “un metro cubo di letame”, ma che su “invito” della camorra napoletana che gli aveva già reso diversi servigi, si scapicollò a rendere omaggio a San Gennaro …).
Questa protesta non mi convince perché se è vero che San Gennaro, il Suo Sangue ed il suo (ingente) Tesoro appartengono ai Napoletani e che Napoli è tutt’uno con San Gennaro, è pure vero che esiste un museo di San Gennaro che non si visita certamente a gratis … e i cui proventi non vanno alla Curia Arcivescovile. Una istituzione che non è nuova a creare attriti e a fare a “braccio di ferro” con la Curia Arcivescovile, ma che non ha esitato a spedire i Francia il tesoro del Santo..(pecunia non olet ?).
Niente … Non mi convince questa protesta comparsa contemporaneamente con toni accesissimi su numerosissime testate giornalistiche, agenzie di stampa e social network.
Lungi da me il pensar male, ma vista tutta questa disponibilità di fonti, la cosa mi puzza di PROPAGANDA e DISINFORMAZIONE. Questa protesta indetta in nome (e per conto) del Popolo Napoletano e del Suo Santo Patrono non ha nulla a che vedere con l’Indipendenza e l’autonomia della Deputazione; non ha nulla a che vedere con il culto del Santo che viene utilizzato solo per infiammare gli animi dei Napoletani. Insomma, tutta questa operazione non mi convince perché rivela le solite miserie della politica italiota; perché c’è di mezzo solo il “vil denaro”; perché a sbandierare tutta questa indignazione per il presunto attentato alla indipendenza e alla autonomia della Deputazione per la Reale cappella del tesoro di San Gennaro, c’è gente che nel Duomo o nella Cappella di San Gennaro non ci entra neppure per sbaglio e parla di “laicità” con un accento che conosco troppo bene … gente che odia quel popolino credulone e arretrato, ma che non esita ad usarlo a proprio vantaggio. Io sto con San Gennaro.
Giuseppe Simonetta
Vicepresidente nazionale Comitati Due Sicilie.