LA CAMPANIA E’ LA REGIONE EUROPEA A MAGGIORE RISCHIO DI POVERTA’

In Italia profondi divari territoriali tra Nord e Sud

La nostra e’ un’epoca di forti contraddizioni: da un lato  la ricchezza viene collocata come  mezzo e fine di ogni azione, dall’altro, invece, avanza preponderante la poverta’ con grave pericolo per i giovani che non conoscono, purtroppo,  sacrificio e privazione e considerano benessere e denaro una prerogativa ineliminabile per lo svolgimento della vita quotidiana.

Ma  non e’ cosi’ .Eurostat, l’  Ufficio Statistico dell’Unione Europea,  nel  rapporto 2023,   ha precisato che lo scorso anno, 95,3 milioni di persone nell’Unione europea, pari al 21,6% della popolazione, erano a rischio di povertà o di esclusione sociale.  Il  dato è rimasto stabile rispetto al 2021, quando erano 95,4 milioni le persone a rischio.

Il rischio di povertà o esclusione sociale, sottolinea l’ufficio di statistica europeo, “è più elevato” per le donne rispetto agli uomini (22,7% rispetto al 20,4%) e oltre un quinto (22,4%) delle famiglie europee con figli a carico è a rischio.

I valori più elevati sono stati osservati in Romania (34%), Bulgaria (32%), Grecia e Spagna (entrambe al 26%).

L’Italia è al di sopra della media europea con il 24,4%, con 14,3 milioni di persone a rischio.

Le quote più basse sono state registrate in Repubblica Ceca (12%), Slovenia (13%) e Polonia (16%).

Ma non e’ tutto. Questi dati,  forniti da  Eurostat nell’ambito dell’analisi aggiornata al 2022, in vista della Strategia Europa 2030, mettono in evidenza che quasi la metà della popolazione campana, il 46,3%, si trova in una situazione di estrema vulnerabilità.

La Campania si conferma come la regione europea con il maggior numero di individui a rischio di povertà o esclusione sociale.

Questa condizione può essere attribuita a redditi particolarmente bassi, lavori precari o insufficienti, o a una privazione materiale che impedisce alle persone di far fronte alle spese quotidiane, come pagare le bollette o sostituire beni di prima necessità, come scarpe o mobili.

L’analisi si basa su un nuovo indicatore di povertà che considera fattori oggettivi oltre al livello di reddito. Secondo Eurostat, 95,4 milioni di europei, più di un quinto della popolazione, vive in condizioni di gravi difficoltà, di cui 14,3 milioni si trovano in Italia. Sebbene la situazione italiana non sia significativamente peggiore rispetto alla media dell’Unione Europea a 27 (con il 24,4% a rischio contro il 21,6% medio), è evidente che i divari territoriali svolgono un ruolo determinante.

In Italia, ad esempio, si riscontrano sia tre delle regioni con i migliori risultati (Umbria, Emilia Romagna e Valle d’Aosta, con valori intorno al 10%), sia tre delle regioni con i peggiori risultati (Campania, Calabria e Sicilia, con valori oltre il 40%).

La lotta contro la povertà rappresenta il primo degli obiettivi della Strategia Europa 2030, e i dati diffusi da Eurostat pongono l’accento sull’urgenza di adottare politiche mirate per affrontare questa sfida socioeconomica.

In questo contesto, sarebbe necessario soffermarsi sulla rimodulazione del reddito di cittadinanza, destinato presto a scomparire.

I dati dell’Istat  confermano che il 74% di chi lo percepisce e’ a rischio poverta’.

L’analisi dell’Istat su “Mercato del lavoro, redditi e misure di sostegno” contiene  i numeri del RdC relativi al 2020 e 2021. E ne evidenzia il ruolo nel contrasto alla povertà: “Le famiglie beneficiare sono diffuse maggiormente nel quinto più povero (24,2%) della distribuzione del reddito e fra quelle con incertezza del reddito familiare molto alta (16%)”.

Nel 2021 il 5,3% delle famiglie ha percepito il RdC e quasi la totalità in modo “persistente”, ovvero ne aveva già beneficiato anche nel 2020 (5,2% delle famiglie totali). “Nel quinto più povero, il 19,9% delle famiglie ha ricevuto la misura in entrambi gli anni. Nel 2021 il 74% delle famiglie beneficiarie del RdC e il 70,3% di quelle beneficiarie di REM appartiene al quinto più povero”. E’ chiaro quindi che “gli interventi di politica economica hanno permesso di attutire significativamente l’impatto economico della crisi sanitaria sulle famiglie”.

I numeri sono in tal senso significativi: “Si stima che nel 2021 il Reddito di cittadinanza abbia riguardato il 6,3% delle famiglie italiane, con incidenze più elevate fra quelle residenti nel Mezzogiorno (12,7% nel 2021, in aumento rispetto al 10,8% nel 2020) e con una intensità di istruzione bassa (9,1%, era l’8% nel 2020). Le famiglie beneficiare di RdC nel 2021 sono diffuse maggiormente nel quinto più povero (24,2%) della distribuzione del reddito e fra quelle con incertezza del reddito familiare molto alta (16%)”.

E’ dunque evidente che “il beneficio è stato erogato soprattutto a famiglie a basso reddito: nel primo quinto (le famiglie a reddito più basso, ) si concentra il maggior numero di famiglie beneficiarie (74% nel 2021, in aumento rispetto al 2020) mentre, dal secondo quinto in poi le famiglie beneficiarie sono in diminuzione (18,5% nel 2021 rispetto al 19,3% nel 2020) e nei quinti successivi il RdC viene percepito da un numero contenuto di famiglie. Inoltre, nel 2021 osservando le famiglie percettrici di RdC si nota che le famiglie ‘persistenti’ – cioè che hanno percepito il beneficio sia nel 2020 sia nel 2021 – sono il 5,2% del totale delle famiglie residenti in Italia, percentuale che raggiunge il 19,9% delle famiglie del quinto più povero”.