L’OBLIO ONCOLOGICO: GUARITI DAL CANCRO MA CONDANNATI DALLO STATO

La storia di Lorenzo Muto e di come in Italia sopravvivere non basta per vivere davvero. Di Lucia Sforza e Alessandra Baiano

Legge sull’oblio oncologico: la grande illusione e la realtà dei fatti

Cos’è la legge sull’oblio oncologico? E cosa ci fanno credere i giornali e il Governo italiano su quest’ultima? Beh, se chiediamo ai diretti interessati, come Lorenzo Muto, un giovane tik toker italiano, la storia cambia drasticamente. Lorenzo ha raccontato sui social come in Italia i pazienti che riescono a superare le cure oncologiche vengano, di fatto, “congelati” per dieci anni, tempo in cui la vita normale resta un miraggio. Ma partiamo dal principio, capiamo cos’è davvero un tumore.

 

 Cos’è un tumore?
Il tumore è, in parole povere, una massa ribelle di tessuto che decide di fare quello che vuole, cresciuta senza coordinarsi con i tessuti normali. Nel caso di Lorenzo, si trattava di un linfoma non-Hodgkin, un simpatico gruppo di tumori dei globuli bianchi, quelli chiamati linfociti. Ecco, non parliamo di quelle cose carine e coccolose come nei cartoni animati: i linfonodi, soprattutto quelli del collo o delle ascelle, si ingrossano senza farti male, e a volte anche senza chiedere permesso. Se hai fortuna, non ti accorgi subito di niente. Se ne hai meno, cominci a respirare male, o senti dolori che non ti aspettavi.

I linfociti B e T giocano un ruolo cruciale in tutto questo. I B sono quelli che fanno gli anticorpi, i T quelli che regolano il sistema immunitario. Ma quando qualcosa va storto, i linfonomi si ingrossano in modo spropositato che in casi più gravi possono spingere sugli organi. Questa tipologia di tumore coinvolge circa 50 malattie diverse. E, come se non bastasse, la confusione si sovrappone con malattie come la leucemia.

 

La “guarigione” e la legge: una contraddizione tutta italiana
Fin qui, sembra tutto abbastanza chiaro: una diagnosi spaventosa, terapie pesanti e infiniti cicli di chemio e radioterapia. E, alla fine del tunnel, Lorenzo guarisce. Che felicità! Ma, ahimè, per lo Stato italiano, guarire da un tumore non basta. No, perché qui entra in gioco la legge dell’oblio oncologico, che, nonostante sembri un titolo di un film horror di serie B, è una realtà altrettanto agghiacciante.

Per dieci lunghi anni, dopo aver sconfitto la malattia, per il sistema sei ancora “malato”. La legge, infatti, sancisce che per accedere a servizi fondamentali come prestiti bancari, mutui, adozioni o partecipazioni a concorsi pubblici, non puoi svincolarti dalla tua vecchia etichetta da malato oncologico. È come se fossi condannato a giocare una partita di poker in cui lo Stato tiene in mano tutti gli assi. Lorenzo Muto, guarito nel 2022, sarà libero, forse, nel 2032. E nel frattempo, cosa dovrebbe fare? Giocare a Monopoli?

 

 L’assurdità di un sistema
Immaginate: combatti il cancro, fai della tua carne un campo di battaglia con sei cicli di chemio e diciassette di radioterapia. Esci vivo dall’inferno e, per fortuna, sei qui a raccontarlo. Ma scopri che non puoi accedere a un prestito per comprare casa, perché, beh, sei “troppo rischioso”. Chi te lo dice? Il Governo italiano. E se ti venisse l’idea di adottare un bambino? Assolutamente no, sei ancora una persona che potrebbe non essere affidabile. Vuoi partecipare a un concorso pubblico per trovare lavoro? Meglio di no, non vorremmo mai che un ex-malato di tumore facesse qualcosa di utile per il Paese.

 

L’Italia: il Paese delle grandi promesse (che non mantiene)
Non è un mistero che in Italia la sanità sia un argomento spinoso. Ma la legge sull’oblio oncologico sembra essere la ciliegina sulla torta delle assurdità. Da un lato, la scienza ci racconta ogni giorno che i progressi nella cura del cancro sono straordinari. Le percentuali di guarigione crescono, le tecniche migliorano. E poi, dall’altro lato, lo Stato ti chiude la porta in faccia e ti fa sentire come un pericolo ambulante per dieci anni. Cos’è, una sorta di castigo preventivo per non ammalarti di nuovo?

E qui sorge il dubbio: ma se guarire dal tumore è possibile, perché non puoi guarire anche dal passato? Perché una volta finito l’incubo, sei comunque destinato a vivere con le conseguenze burocratiche, come se una cellula maligna si fosse infilata anche tra i moduli per i prestiti e i concorsi? Se lo chiedono i cittadini, e se lo chiedono persone come Lorenzo Muto,  che oggi usa la sua voce sui social per denunciare questa ingiustizia.

 

 La soluzione?
Si parla di riforme, sì, ogni tanto, tra un decreto legge e un’emergenza di bilancio. Si dice che l’Italia voglia ridurre i tempi di attesa per l’oblio oncologico, magari portandoli da dieci a cinque anni. Ma si sa, in Italia le promesse sono come i parcheggi: tanti ne parlano, pochi li trovano.

Nel frattempo, Lorenzo Muto, dovrà attendere fino al 2032 per poter avere la stessa vita che chiunque si aspetterebbe dopo aver vinto una battaglia del genere. E forse, il vero tumore qui non è quello che colpisce i linfociti B e T, ma quello che colpisce il buonsenso di chi scrive queste leggi.

L’Italia, il Paese in cui si sopravvive al cancro, ma non alla burocrazia.