L’indagine, basata su dati del biennio 2022-2023 e del primo semestre 2024, si propone di sostenere un’azione consapevole di prevenzione e contrasto da parte di istituzioni, famiglie e cittadini.
Dati in aumento, soprattutto nel 2024
Dopo una leggera flessione dei reati tra il 2022 e il 2023 (-2%), il primo semestre del 2024 registra un incremento del 10% rispetto all’anno precedente. A preoccupare è soprattutto l’aumento di alcuni reati specifici: abuso dei mezzi di correzione (+22%), maltrattamenti in famiglia (+15%), sottrazione di incapaci (+15%) e violenza sessuale di gruppo (+14%). Le vittime sono in larga parte femmine e minori infra-quattordicenni. I maschi prevalgono solo in casi di abbandono, abuso disciplinare, sottrazione e violazioni familiari. L’età media delle vittime è in calo, con un allarme particolare legato alla pornografia minorile.
Chi sono gli autori
Il 60% dei reati è commesso da uomini italiani di età compresa tra 35 e 64 anni. Gli stranieri rappresentano il restante 37%, con una maggiore incidenza di rumeni, marocchini e albanesi. La tendenza mostra un preoccupante aumento di reati commessi da minorenni, specie in casi di violenza sessuale di gruppo.
Il web: nuova frontiera del rischio
Il report dedica ampio spazio al mondo digitale, sempre più parte integrante della vita dei giovani. Il revenge porn cresce del 20%, l’adescamento online del 4%, il cyberbullismo del 7%. La pornografia minorile online segna un picco: +99% di vittime minori nel primo semestre 2024. Le piattaforme più insidiose risultano i social network, i servizi di messaggistica e i videogiochi. I minori più esposti hanno tra i 10 e i 13 anni. Il fenomeno della sextortion, anche se in lieve calo, colpisce soprattutto i ragazzi tra 14 e 17 anni, spesso incapaci di chiedere aiuto per vergogna e paura.
Le ferite invisibili
L’abuso, specie quello sessuale, ha conseguenze psicologiche profonde: senso di colpa, insicurezza, incapacita di costruire relazioni sane. Senza un supporto adeguato, il trauma può riprodursi nella vita adulta, fino a trasformare la vittima in autore di violenze.
La precoce esposizione al digitale
La presenza precoce dei bambini nel mondo online è ormai una realtà diffusa. Smartphone e social fanno parte della vita quotidiana già in età prescolare. Il fenomeno dello sharenting (condivisione di foto dei figli da parte dei genitori) espone i bambini a rischi imprevisti. Secondo il report, i contenuti violenti, sessualmente espliciti o lesivi della dignità personale sono ormai accessibili con estrema facilità. Il problema non è vietare l’accesso, ma educare alla consapevolezza.
Cosa si sta facendo
Le Forze di polizia, in particolare la Polizia Postale, agiscono sia sul fronte repressivo che educativo. Collaborano con scuole, enti, famiglie e associazioni. Gli interventi sono sempre più personalizzati e multidisciplinari. La denuncia resta il principale strumento di emersione del sommerso. Ma occorre una cultura diffusa della legalità, del rispetto e dell’ascolto. Gli adulti hanno il dovere morale di proteggere i minori, intercettare i segnali di disagio, promuovere modelli relazionali positivi.
Il ruolo dei social e la percezione giovanile
Un sondaggio su oltre 30.000 ragazzi tra 14 e 18 anni ha rilevato tre visioni sui social: strumenti positivi d’informazione, veicoli di normalizzazione della violenza, oppure mezzi ambivalenti. La chiave è la consapevolezza. Solo un uso critico e accompagnato può rendere la rete uno spazio sicuro.
La protezione dell’infanzia e dell’adolescenza come fatto culturale
I reati contro i minori sono una sconfitta collettiva. La protezione dell’infanzia e dell’adolescenza non può essere delegata. Serve un impegno concreto e corale. La sfida non è solo giuridica o tecnologica, ma soprattutto culturale.
La società deve garantire ai bambini e ai ragazzi un percorso di crescita libero dalla violenza, dall’abuso e dalla paura. L’infanzia violata non è solo un dolore individuale: è una frattura sociale che va curata con responsabilità, conoscenza e amore.