NAPOLI – Giovedì 28 marzo 2019, nella palestra della Casa Circondariale “Pasquale Mandato” di Secondigliano, si è tenuto il convegno “Legalità e cultura. Carcere e “recupero” sociale”, svolto nell’ambito dello Stage di Diritto penitenziario e Giurisdizione di sorveglianza. Sono intervenuti la direttrice del C.C di Secondigliano Giulia Russo, il comandante del carcere Antimo Cicala, il Garante dei Diritti dei Detenuti Samuele Ciambriello, il docente di Costituzione e Cinema Claudio De Fiores e la coordinatrice e referente del progetto “C’è tempo” Mena Minafra, che durante il suo intervento ha presentato gli obiettivi dello Stage e del progetto.
Hanno partecipato all’evento i detenuti e 150 studenti della Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Luigi Vanvitelli, che seguono settimanalmente lo stage, il cui prossimo incontro è previsto per mercoledì 3 aprile 2019, alle ore 14.30, a Santa Maria Capua Vetere presso l’Aulario del Dipartimento di Giurisprudenza. Durante la manifestazione è stato proiettato il docu-film della regista Valentina Esposito “Ombre della sera”. La pellicola della durata di 80 minuti racconta della vita di alcuni ex detenuti, oggi partecipanti dalla compagnia Fort Apache Cinema e Teatro, straordinariamente rientrati in carcere per testimoniare il loro percorso di reinserimento lavorativo nel mondo dello spettacolo a seguito della liberazione: Alessandro Bernardini, Matteo Cateni, Romolo Napolitano e Giancarlo Porchiacca. Prima della visione del film, la direttrice del carcere Giulia Russo, ha sottolineato come “il cinema in questo caso possa essere un ponte, uno strumento utile per il reinserimento di un detenuto nella società”, ringraziando la regista Valentina Esposito, seduta in prima fila. Pensiero condiviso ampiamente dal professore Claudio De Fiores, che ha tenuto una lezione sul rapporto tra Costituzione e Cinema.
È altresì intervenuto il Garante dei detenuti, Samuele Ciambriello, che testualmente ha affermato: “Noi siamo infelici, non abbiamo il coraggio di guardare da diverse prospettive. Non andiamo oltre il nostro sguardo, il nostro naso. Siamo in un luogo che si dovrebbe chiamare carcere, ma se ne fai l’anagramma esce la parola “cercare”, in cui i carcerati vivono un momento di re-clusione, non inclusione, ed i ministri che dicono “bisogna gettare la chiave” andrebbero arrestati secondo Costituzione.
Due sono le parole che per me caratterizzano il carcere: la prima parola, che riguarda la sicurezza, è il contenimento. La seconda è riferita alla tutela dei diritti di ogni persona, ed è accudimento, assistere una persona. In questo luogo è importante il valore che si da al tempo, e soprattutto dove lo si valorizza? Ci vuole un modello di carcere che valorizzi l’autonomia e la responsabilità dei detenuti, oltre alla socializzazione di questi, li deve aiutare a risarcire. Il detenuto deve ritrovarsi, grazie anche a queste iniziative, proiettate soprattutto verso il “fuori”.
Noi siamo per il Dopo e il Fuori, rispetto a chi concentra la sua attenzione sull’Oggi e il Dentro”. Al termine della proiezione, la regista Valentina Esposito, ha affermato: “sono giornate come quella di oggi che coronano i mei sforzi, quelle che ci fanno riflettere”. Il dibattito conclusivo tra i relatori, i detenuti, gli studenti e gli attori ha animato l’evento; Giancarlo, uno dei protagonisti del film, ha spiegato le emozioni che ha provato non appena libero. Il tutto è stato immortalato dal noto reporter Giovanni Izzo.

