Ospedale di Maddaloni: risparmio o sviluppo?

L’editoriale

Oggi la gestione della sanità sembra ruotare quasi interamente intorno a una parola: risparmio. Le linee guida parlano di “razionalizzazione della spesa”, “ottimizzazione delle risorse”, “evitare duplicazioni”. In pratica, significa ridurre, accorpare, tagliare. Ospedali che si svuotano, pronto soccorso che faticano, reparti che non vengono riaperti. Il risultato è che interi territori restano senza risposte, mentre i cittadini vengono spinti verso il privato, soprattutto per le specialistiche. Questa logica, che appare efficiente sulla carta, in realtà genera costi enormi sul piano sociale. Un pronto soccorso intasato produce ritardi e rischi per la vita. La mancanza di reparti specialistici porta a cure tardive, con conseguenze più gravi e più costose da trattare. Le famiglie che non possono permettersi prestazioni private restano intrappolate nelle liste d’attesa, vedendo crescere le disuguaglianze. Maddaloni è l’emblema di questa contraddizione. Un ospedale che non è più quello che era, e che non è ancora quello che deve diventare. Nessuna critica ai lavori in corso, anzi un plauso per l’impegno e per gli interventi di ristrutturazione e ammodernamento che stanno interessando l’intero nosocomio. Sono opere necessarie, e i tempi di completamento restano un passaggio importante. Ma questi tempi, pur rilevanti, vengono in secondo ordine rispetto a ciò che davvero conta: definire una prospettiva chiara. Senza una visione strategica e funzionale del ruolo che Maddaloni deve avere nella rete provinciale, anche le opere più imponenti rischiano di restare gusci vuoti. Costruire un sistema ramificato, stabile e competente non significa spreco: significa prevenzione, continuità, sicurezza. Una Casa di Prossimità ben organizzata riduce gli accessi impropri agli ospedali. Un pronto soccorso collegato a radiologia e rianimazione salva vite e riduce trasferimenti inutili. Una rete di reparti specialistici pubblici evita che i cittadini siano costretti a rivolgersi al privato, garantendo equità e dignità. Maddaloni, insieme a San Felice e guardando al completamento del Policlinico, può diventare laboratorio di questa prospettiva: un modello dove la sanità non si misura in termini di risparmio immediato, ma di stabilità a lungo termine. Al centro non ci sono i bilanci, ma le persone: medici, infermieri, OSS, personale tecnico e amministrativo, formati e assunti in numero adeguato per dare risposte tempestive e competenti.