Il 27 settembre si è svolta la seconda giornata della 17ª edizione del Forum PolieCo sull’economia circolare. Ad aprire i lavori è stata Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento europeo, che ha ricordato come l’Europa giochi un ruolo decisivo nella transizione ecologica, sia come garante di standard ambientali condivisi sia come promotrice di fondi e politiche comuni. Picierno ha sottolineato la necessità di un impegno collettivo: senza una strategia europea integrata, le buone pratiche rischiano di restare isolate e le emergenze ambientali – come la Terra dei Fuochi – diventano una questione di salute pubblica che supera i confini nazionali. A seguire, il Forum ha dato spazio a tre sessioni tematiche che hanno affrontato i nodi principali: riciclo chimico e meccanico, bonifiche nella Terra dei Fuochi, rischio infiltrazioni negli appalti green.
Il primo panel, dedicato al tema “Riciclo chimico e meccanico”, è stato guidato da Claudia Salvestrini (Direttore Generale PolieCo), con la partecipazione di Paolo Bottarelli (Versalis SpA), Gianni Gallozzi (Ecoeridania Group) e Sebastiano Di Martino (ILVAP SpA). Dal confronto è emerso come il riciclo chimico – sperimentato a Prioli con processi di close loop -presenti costi operativi comparabili al riciclo meccanico, ma richieda impianti più onerosi da realizzare e da ammortizzare. In Italia, però, la burocrazia rallenta gli investimenti, come dimostra il caso Ecoeridania. Il modello più promettente resta un’integrazione tra riciclo meccanico e chimico, capace di sostenere un’autentica economia circolare. Tuttavia, il recente decreto sui costi energetici ha penalizzato i processi di riciclo meno inquinanti, rivelando una contraddizione nelle politiche ambientali.
La seconda sessione, intitolata “Diritto alla salute e ambiente sano: Europa chiama Italia”, è stata guidata dal giornalista Sergio Nazzaro. Atteso l’intervento del generale Giuseppe Vadalà, commissario straordinario per la Terra dei Fuochi dal 2017, che ha illustrato un inedito punto sulla mappa delle aree da bonificare, i fondi disponibili e i tempi di attuazione. I parlamentari campani Carmela Auriemma, Gianpiero Zinzi, Gimmi Cangiano e Francesco Emilio Borrelli hanno discusso il decreto 14/2025, che trasforma le contravvenzioni in reati penali. Una misura considerata utile ma insufficiente: senza risorse adeguate e vigilanza costante, la deterrenza rischia di rimanere inefficace. Nel Casertano, ad esempio, si registra appena un arresto all’anno per reati ambientali, mentre episodi come l’incendio del sito di stoccaggio di Teano dimostrano la complessità delle indagini. Borrelli ha sottolineato come il vero nodo sia culturale: senza un cambiamento radicale nella mentalità dei cittadini, incapaci di considerare il bene pubblico come bene proprio, anche le leggi più severe restano inefficaci.
La sessione conclusiva del Forum è stata dedicata al tema “Corruzione e rischio infiltrazioni negli appalti green”, moderata dalla giornalista Marilù Musto, presidente della Commissione Legalità dell’Ordine dei Giornalisti della Campania. Tra i relatori: Consuelo del Balzo (ANAC), Laura D’Aprile (MASE), Anna Rita Mantini (Procura di Pescara), Antonio Ardituro (Direzione Nazionale Antimafia) e Cesare Sirignano (Procura di Napoli).
È stato ribadito come il settore degli appalti green non sia immune dalle infiltrazioni criminali. Dal 2023 ogni fase dei contratti pubblici è digitalizzata e tracciabile, una “cassetta degli attrezzi” preziosa che però pochi conoscono e utilizzano. Nel Casertano, intanto, sono stati scoperti consorzi fittizi gestiti dalla criminalità, a conferma di come il traffico illecito dei rifiuti resti una delle economie parallele più redditizie delle mafie.
Ardituro ha osservato che l’aumento delle pene è un fatto positivo, ma senza prevenzione e senza rafforzare strumenti come il controllo sugli affidamenti diretti o il ruolo della Corte dei Conti, si rischia di guardare solo a un lato del problema. Dal riciclo industriale alla Terra dei Fuochi, fino agli appalti green, il Forum PolieCo ha messo in luce l’Italia a due velocità: da un lato innovazioni e strumenti normativi sempre più raffinati, dall’altro ostacoli burocratici, carenze di risorse e l’ombra della criminalità organizzata. Il “paradosso green” è tutto qui: la necessità di una rivoluzione culturale e politica che accompagni davvero la transizione ecologica, trasformandola da slogan in realtà.
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