La vicenda dei 146 lavoratori Softlab ex Jabil entra in una nuova fase, ma il contesto lascia poco spazio all’entusiasmo. Dopo quattro anni segnati da incertezze, continui rinvii e aspettative disattese, l’accordo raggiunto oggi al Mimit arriva quando il tempo stava ormai per scadere. La svolta si presenta come un’opportunità, ma non cancella il percorso complesso e spesso opaco che ha caratterizzato l’intera vertenza.
Un percorso segnato da promesse non mantenute
Dal 2022, quando l’azienda ha cominciato a non versare regolarmente gli stipendi e a presentare piani di risanamento che facevano acqua da tutte le parti, i lavoratori hanno attraversato un periodo in cui rassicurazioni e proiezioni ottimistiche si sono sovrapposte a mesi di stallo. Le iniziative annunciate in passato non hanno prodotto effetti concreti, alimentando il sospetto di un raggiro istituzionale e aziendale che ha pesato sulla credibilità degli interlocutori coinvolti.
La firma dell’accordo con Seri Industrial S.p.A., che prevede l’utilizzo del personale di Softlab Tech e Tech Rain come bacino preferenziale per le future assunzioni, arriva in un momento critico: gli ammortizzatori sociali stanno per esaurirsi e molti lavoratori hanno già subito un deterioramento significativo delle proprie condizioni economiche e professionali.
Impegni a lungo termine
Seri Industrial si impegna a valutare profili e competenze e a formulare entro il 31 dicembre 2026 proposte di assunzione a tempo indeterminato. L’orizzonte temporale è ampio e non garantisce risultati nel breve periodo. Il rischio di ulteriori rinvii resta concreto, mentre i lavoratori affrontano una transizione complessa con risorse ormai ridotte.
Parallelamente, la Regione Campania, con il supporto di Sviluppo Lavoro Italia, attiverà percorsi di aggiornamento professionale.
Il ruolo delle istituzioni e la necessità di vigilanza
Il Mimit, insieme alle Regioni Campania e Lazio e alle organizzazioni sindacali, ha coordinato l’intesa e monitorerà l’attuazione con verifiche trimestrali. Un controllo necessario, considerato il precedente di impegni rimasti lettera morta e la sfiducia maturata dai lavoratori nel corso della vertenza.
L’intero percorso solleva interrogativi sulla gestione di questi anni: perché la svolta si concretizza solo ora, quando gli ammortizzatori stanno per terminare? Perché iniziative simili non sono state attivate prima, evitando di lasciare i lavoratori in una lunga sospensione?
Una svolta, ma non una soluzione immediata
L’accordo rappresenta un passo avanti, ma il ritardo accumulato e le incertezze operative impongono prudenza. Dopo quattro anni di sofferenze, i lavoratori si trovano di fronte a una prospettiva che richiederà ancora tempo e verifiche per tradursi in occupazione reale.
La sensazione dominante è che la soluzione sia arrivata quando ormai la pressione sociale ed economica non consentiva ulteriori rinvii. Per molti, questa non è una vittoria, ma un punto di partenza fragile, che dovrà essere seguito con attenzione per evitare nuovi slittamenti e nuove delusioni.