Spiccioli di spiritualità, l’Immacolata Concezione

A cura di Michele Pugliese

Per la rubrica settimanale “Spiccioli di spiritualità” diretta dal prof. Prof. Pasquale Vitale, il prof. Michele Pugliese ci parla dell’Immacolata Concezione.
L’uso del nome Immacolata (senza macchia) o Concetta (concepita) una volta era molto diffuso nel popolo cristiano. L’origine risale al Seicento, ma la sua diffusione si ebbe soprattutto dopo la definizione dogmatica compiuta da Pio IX l’8 dicembre del 1854. Un ulteriore impulso fu dato quattro anni dopo dalle apparizioni mariane a Lourdes ai pastorelli dove la “bella Signora” si presento dicendo appunto: “io sono l’immacolata concezione”.
La solennità dell’Immacolata concezione di Maria, com’è noto, ricorre l’8 dicembre, festa molto sentita dal popolo italiano e preludio delle festività natalizie, che il papa onora con la tradizionale visita alla statua della Madonna a Piazza di Spagna a Roma dove depone una ghirlanda di fiori alla statua, affidando alla Vergine preghiere per la pace e attorniato dall’affetto di tutto il popolo romano (non si dimentichi che il papa è il vescovo di Roma). La festa si riferisce a un dogma mariano (ce ne sono anche altri come la divina maternità, l’assunzione e la verginità perpetua). I dogmi sono verità di fede unanimemente accettate dal popolo cristiano e definiti solennemente dal magistero della Chiesa dopo un lungo percorso di analisi e approfondimento.
L’Immacolata Concezione, dunque, è uno dei dogmi più importanti della tradizione cattolica, ma spesso è stato oggetto di fraintendimenti e interpretazioni errate. Molti pensano che riguardi il concepimento verginale di Gesù, ma in realtà il dogma afferma che Maria, fin dal primo istante della sua esistenza, fu preservata dal peccato originale, una condizione che, secondo la dottrina cristiana, grava su tutti gli uomini e donne fin dagli albori della condizione umana e che nella Bibbia è rappresentato dal noto episodio di Adamo ed Eva nel paradiso terrestre. Mentre tutti gli uomini e le donne, fin dalla nascita sono segnati da questa condizione di peccato, detto “originale”, e che viene cancellato dal battesimo, Maria ricevette una grazia unica: essere concepita “immacolata”, cioè senza la macchia originale. Questa prerogativa non è vista come un merito personale, ma come un dono speciale in vista della sua missione di diventare la madre di Gesù.
Non mi addentro nelle questioni teologiche che stanno alla base del dogma, non avendone le competenze, ma occorre dire che per giungere alla definizione definitiva, il cammino è stato piuttosto travagliato, più a livello di dotti teologi che da parte dei fedeli.
Infatti, fin dai primissimi tempi del cristianesimo si radica nei fedeli la convinzione della santità di Maria, e i Padri della chiesa abbondano nell’esaltarne le doti di purezza, di santità, mentre il popolo celebra spontaneamente senza problemi questa festa della Concezione. Il benedettino Eadmero (morto circa nel 1134), discepolo di Sant’Anselmo, oppone la “pura semplicità e l’umile devozione” dei poveri, i quali celebrano spontaneamente la festa, alla “scienza superiore” dei ricchi ecclesiastici che disquisiscono e voglio abolire la festa perché la considerano priva di fondamento teologico. Eadmero sta a favore dei semplici, perché a loro e non ai superbi Dio affida le sue verità, e quindi si pronuncia senza esitazioni per la concezione di Maria libera da ogni peccato.
Nel Quattrocento la controversia si acuisce e si organizzano dispute in cui intervengono i fautori delle due posizioni, pro e contro, mentre i fedeli parteggiano sempre a favore del privilegio mariano. Il domenicano Melchior Cano testimonia che appena il volgo sente attribuire il peccato originale alla vergine si sente “turbato, percosso, addirittura torturato”.
Nel XVII secolo la fede popolare si esprime con l’istituzione di varie confraternite sotto il titolo dell’Immacolata Concezione, con la dedica di altari, cappelle e numerose espressioni artistiche. Soprattutto contribuì a radicare nel popolo cristiano la credenza dell’Immacolata Concezione la festa liturgica introdotta dall’Oriente in Italia meridionale già da tempo e che Clemente XI, nel 1708, rende di precetto per la Chiesa universale. Ma se il popolo cristiano propende da sempre per la concezione immacolata, la polemica tra “macolisti” e “immacolisti” non si placa e si dispiega per tutto il Medioevo e oltre, tanto che papa Sisto V, pur non prendendo nessuna decisione, proibì ai fautori delle due tesi contrapposte di accusarsi vicendevolmente di eresia.
Per risolvere definitivamente il problema, Pio IX istituisce una consulta di 30 teologi per verificare la possibilità di una definizione dogmatica e Antonio Rosmini, filosofo, teologo e presbitero vicino al santo padre, gli suggerisce di interrogare sulla questione tutti i vescovi mediante un’enciclica, insomma una specie di referendum. Da questa consultazione emerge una convergenza quasi plebiscitaria a favore della definizione dogmatica, che avviene puntualmente l’8 dicembre del 1854: “Dichiariamo, pronunciamo e definiamo che la dottrina, la quale ritiene che la Beatissima Vergine Maria nel primo istante della sua concezione, per singolare grazia e privilegio di Dio onnipotente e in vista dei meriti di Gesù Cristo, salvatore del genere umano, sia stata preservata immune da ogni macchia della colpa originale, è rivelata da Dio e perciò da credersi fermamente e costantemente da tutti i fedeli” (Bolla Ineffabilis Deus). Il mondo cattolico recepisce con gioia la definizione del papa.
Il dogma proclama nella gioia che Gesù è il salvatore, e in Lui risplende il piano di salvezza di Dio, per cui Maria diviene un modello per tutti i cristiani che vogliono realizzare, sospinti dallo Spirito Santo, quell’ideale di intima comunione con Dio e tra loro, che risponde al disegno divino di salvezza, come ci testimonia una bella preghiera di San Bernardo di Chiaravalle, monaco cristiano dell’XI secolo: «Se insorgono i venti delle tentazioni, se incappi negli scogli delle tribolazioni, guarda la stella, invoca Maria. Se sei sballottato dalle onde della superbia e dell’invidia: guarda la stella, invoca Maria. Se tu la segui, non puoi deviare; se tu la preghi, non puoi disperare; se tu pensi a lei, non puoi sbagliare. Se ella ti sorregge, non cadi; se ella ti protegge, non hai da temere; se ella ti guida, non ti stanchi; se ella ti è propizia, giungerai alla meta».