a cura di Iole Vaccaro
Apprendiamo dai social quanto scrive Paolo Siani, fratello di Giancarlo Siani, giornalista napoletano ucciso dalla camorra: “Tra poche ore l’aula del Consiglio regionale della Campania sarà intitolata a Giancarlo. Per me e per la mia famiglia, per i suoi amici, per tutti coloro che gli volevano bene e per i familiari delle vittime innocenti della criminalità questo è un giorno importante che segna un punto a favore della legalità nella nostra regione, che ci fa sentire la politica più vicina a noi cittadini, e a coloro che ogni giorno, lontano dai riflettori, si battono per costruire qui al sud una società migliore.”
Per catturare gli assassini di Siani ci son voluti ben 12 anni e tre pentiti e il motivo del suo omicidio, al di là della sua attività d’inchiesta giornalistica sul fronte della commistione tra criminalità organizzata e politica locale, era lo specifico interesse sugli appalti pubblici per la ricostruzione delle aree colpite dal terremoto dell’Irpinia del 1980 nei dintorni del Vesuvio.
Presenti autorità civili e militari, dopo l’apertura l’intervento del Presidente del Consiglio Regionale Rosa D’Amelio, che ha ricordato la “missione” di Siani e il suo impegno nella lotta alla criminalità organizzata
La cerimonia è in atto adesso, un atto dovuto da parte di tutta la società civile.
Il 23 settembre 1985, appena giunto sotto casa sua, Giancarlo Siani venne ucciso. Gli sparò una squadra di almeno due assassini mentre era seduto nell’auto. Fu colpito 10 volte in testa da due pistole Beretta 7.65mm: l’agguato avvenne alle 20.50 circa a pochi metri dall’abitazione, in Piazza Leonardo – Villa Majo nel quartiere napoletano dell’Arenella.
Il 15 aprile del 1997 la seconda sezione della corte d’assise di Napoli condannò all’ergastolo i mandanti dell’omicidio (i fratelli Lorenzo e Angelo Nuvoletta, e Luigi Baccante) e i suoi esecutori materiali (Ciro Cappucci e Armando Del Core). In quella stessa condanna appare, come mandante, anche il boss Valentino Gionta. La sentenza fu confermata dalla Corte di Cassazione, che però dispose per Valentino Gionta il rinvio ad altra Corte di Assise di Appello: si è svolto un secondo processo di appello che il 29 settembre del 2003 l’ha di nuovo condannato all’ergastolo, mentre il giudizio definitivo della Cassazione lo ha definitivamente scagionato per non aver commesso il fatto.
« Di noi due, insieme, conservo l’immagine di una giornata a Roma, a una marcia per la pace. Io col gesso che gli dipingo in faccia il simbolo anarchico della libertà. E lui che mi sorride. » E’ l’immagine bellissima che ci lascia di lui il fratello Paolo