CASERTA (Nunzio De Pinto) – La Campania continua a perdere popolazione in percentuale leggermente superiore (- 2,1 per cento nel 2017) rispetto alla media nazionale (- 1,6 per cento). In calo le nascite (-2 per cento) fino al minimo storico, in tutto 464 mila. In più, i campani manifestano una significativa propensione all’emigrazione verso altre regioni, come indica il più alto saldo migratorio interno (-18.500). Lo spopolamento è questione antica, ormai. Ma i dati Istat confermano una accelerazione senza precedenti, consegnano la consapevolezza che tra alcuni decenni la Campania e tutto il Mezzogiorno saranno ben oltre il baratro. Molteplici le cause e i motivi che incrementano questo fenomeno, ma diverse rispetto ai secoli precedenti. In passato si emigrava principalmente per problemi economici, dettati dalla mancanza di un’occupazione e dall’impossibilità di vivere dignitosamente.
La crisi economica degli ultimi anni ha sicuramente incentivato tale piaga sociale, ma i problemi e le motivazioni che spingono gli italiani ad abbandonare la loro penisola sembrano essere in parte differenti. Secondo i dati forniti dalla Fondazione Migrantes (Rapporto Italiani nel Mondo) l’emigrazione estera, negli ultimi due anni (2017-18) non solo si è accresciuta, ma risulta essere anche unidirezionale. Spesso, chi parte dall’Italia verso l’estero dopo aver trovato una sistemazione lavorativa e aver creato una nuova vita altrove, stenda a voler ritornare nella propria terra natia. I dati parlano chiaro: gli italiani residenti fuori dai confini nazionali, negli ultimi due anni, sono quasi 5 milioni. È confermata la forte presenza di comunità italiane in Argentina, Germania, Brasile, Francia, Svizzera, Belgio ed in particolare nel Regno Unito soprattutto in questi ultimi anni.
Il dato che sembra spiccare è quello dell’uni-direzionalità: si parte dalle proprie regioni senza, probabilmente, ritornare più. Sicuramente per chi sceglie di trasferirsi, non è di certo facile abituarsi a vivere lontani dalla propria casa o famiglia. Oggi, però, grazie alla diffusione della tecnologia (che permette di telefonare, video-chiamare, mandare messaggi o foto in qualsiasi ora del giorno e tanto altro) è possibile abbattere le enormi distanze fisiche e far sentire più vicino chi è lontano. Nel 2017 il volume della mobilità interna totale è di 1 milione 335 mila trasferimenti, sostanzialmente stabile rispetto al 2016 (+0,2%). A questa stabilità complessiva corrispondono tendenze opposte rilevate per i movimenti tra regioni diverse (interregionali), pari a 323 mila (-0,6%), e per quelli all’interno delle regioni (intraregionali), pari a 1 milione e 12 mila (+0,5%). Nell’ambito dei trasferimenti interregionali, si conferma la tradizionale direttrice Mezzogiorno-Centro-nord. Negli ultimi venti anni la perdita netta di popolazione nel Mezzogiorno, dovuta ai movimenti interni, è stata pari a 1 milione 174 mila unità».
Stiamo mandando all’estero il nostro futuro più colto e preparato mentre ce la prendiamo con dei poveri che vivono in condizioni di sfruttamento atroce per raccogliere la frutta e i prodotti che compriamo a pochi euro al supermercato, mentre ce la prendiamo con le badanti che curano i nostri vecchi. La nostra poverofobia non ci fa vedere l’impoverimento culturale e la svendita della migliore gioventù del nostro Paese. E l’espulsione di un povero che cerca un futuro migliore non ci restituirà nemmeno uno dei nostri giovani che emigrano per cercare un futuro migliore.