La storia di una storia di Luigi Russo non solo le vicende di una Radio ma di un mondo.

Una miriade di emozioni, abbracci, pacche fraterne, battute sagaci, occhi sorridenti, tutte cose che il buon Luigi Russo ha riportato nel suo libro, storie, aneddoti, situazioni ilari, momenti di tensione, tutto bene raccontato, da bravo manovale della scrittura.

 

La storia di una storia di Luigi Russo non solo le vicende di una Radio ma di un mondo.

Una miriade di emozioni, abbracci, pacche fraterne, battute sagaci, occhi sorridenti, tutte cose che il buon Luigi Russo ha riportato nel suo libro, storie, aneddoti, situazioni ilari, momenti di tensione, tutto bene raccontato, da bravo manovale della scrittura.

C’era tutto quello che può definirsi Parterre de rois del giornalismo cittadino, ieri alla presentazione del volume: “Storia di una storia” di Luigi Russo, presenti soprattutto  una grossa rappresentanza dei D.J. di quel periodo storico, frequentatori assidui di Radio Caserta Nuova,  la Radio di Pierino Fusco, il mentore di una miriade di ragazzi che hanno, dopo di lui, continuato a dare lustro all’arte del racconto giornalistico, della cronaca, della discografia come Dee-Jay,  figli di quel mondo che generò il fenomeno delle radio libere italiane, un mondo a colori in un periodo storico che si apprestava a cambiare canoni e principi secolari.

Ieri presso la sala del consiglio comunale di San Nicola la Strada, ospiti della giunta comunale sindaco Vito Marotta in testa, si magnificava un periodo aureo, in fatto di scoperte e novità, un periodo che chi, come me, ha avuto la fortuna di poter vivere, ringrazierà il fato per tutto ciò che ha vissuto, toccato;  ricordi che ci accompagneranno fino al termine della nostra esistenza.

Mentre le parole di Luigi Russo, volavano come note di uno struggente valzer, nel rimembrare quei momenti epici di Radio Caserta Nuova, affioravano alla mia mente ricordi, teneri, quasi fanciulleschi, di un mondo che ho adorato fino dentro al midollo.

Poi è arrivato lui il mio primo Maestro, quindi l’apoteosi per il sottoscritto, Peppe Acheo alias Claudio, il famoso “Claudio” di RCN, che usava salutare via radio la girl di turno, con il suo proverbiale “Ciao a te, dolce fiore del peccato”. Il mio Maestro, che mi insegnò ad avere coraggio, perché anche io appartenevo alla categoria dei “brutti che piacciono” e che attraverso le sue orme, i suoi insegnamenti, ho provato a tenere alto il nome della categoria, ho provato a difendere la sua consegna, andando oltre i suoi consigli talvolta, come mi ha suggerito ieri, mentre ci abbracciavamo.

Con Peppe Acheo alias “Claudio” di RCN

All’evento c’erano tutti, il famoso Roby alias Peppe Stellato, Mimmo III cioè il portierone della Rotonda Domenico Clemente, e poi Camillo, il top dei chitarristi sannicolesi della sua generazione, e Mimmo Cogliano che aveva come nome di battaglia Massimiliano.

E tanti altri che chiedo venia se non cito.

Una miriade di emozioni, abbracci, pacche fraterne, battute sagaci, occhi sorridenti, tutte cose che il buon Luigi Russo ha riportato nel suo libro, storie, aneddoti, situazioni ilari, momenti di tensione, tutto bene raccontato, da bravo manovale della scrittura.

I racconti sono stati tanti, ma di sicuro quello che allora rimase impresso a tutti e anche ieri ha suscitato la più grande ilarità è stata la storia del disco di Francesco De Gregori, spacciato per un “pezzo” di un giovane artista napoletano, trasformando Rimmel, napoletanizzandolo in Dimmell, da parte di un principiante della radio.

E poi l’elogio a Pierino Fusco, uomo della radio, del Pierino D’oro, della Mascherina D’Argento, del settimanale Sabato non solo Sport, di una miriade infinita di iniziative,  l’uomo in più di San Nicola, il faro di una grossa parte, di ragazzi del mio paese, della mia generazione, ragazzi diventati adulti, uomini, che hanno conservato dentro di se stessi quel barlume di adolescenza, che tiriamo fuori nei momenti come gli incontri di ieri.

Un cenno dovuto a chi oggi continua imperterrito a tenere alto il nome e la storia della radio e del giornale cittadino, ed anche il nome di Pierino Fusco, naturalmente parlo di Enzo Di Nuzzo, visibilmente commosso in più occasioni, mentre si raccontavano alcuni tratti del libro.