Per il numero di luglio della rubrica “L’angolo del lettore” lo scrittore Vincenzo Restivo consiglia il testo Lotte e metamorfosi di una donna di E. Louis, Oceani edizioni.
La recensione
Al principio c’è la madre e l’analisi di sé attraverso la sua metamorfosi. C’è l’insolenza della solitudine imposta di una donna che per anni ha oppresso la propria libertà a favore di retaggi sociali radicati nella carne.
C’è l’impossibilità della progressione di qualunque madre che riserbi ai figli un’importanza prioritaria. Per questo “madre”diventa, per antinomia, salvatrice sì, ma anche carnefice di se stessa. E figlio, a sua volta , rischia di inglobarne i ruoli, se non rende prioritaria la propria indipendenza.
C’è tutta la precarietà dello scontro tra generazioni ma anche la frattura delle divergenze sociali tra chi decide di emancipare il proprio status e chi, per ragioni esterne al proprio volere, è costretto a rimandare certi bisogni.
Louis livella i gradi di discriminazione, li fissa su un unico piano cromatico, essere donna o omosessuale partono dunque dalla stessa matrice discriminante e diventano, per questo ,mero strumento di riconciliazione tra madre e figlio.
Interessante l’analisi sulla lingua come strumento sì di evoluzione ma anche di frattura sociale. La lingua che si imborghesisce, che acquista elementi lessicali e fonetici di una matrice sociale più elevata, che segna il distacco da un passato di cui, per varie ragioni, non ci si sente orgogliosi, per quanto insito nella nostra narrativa.
Luis non condanna l’avanzamento sociale quando il retaggio che non permette l’ingresso all’emancipazione, l’assoluzione alla povertà che, per osmosi, ora non ci appartiene più.
Un quadro malinconico e necessario sul rapporto madre e figlio, dove non ci sono né vinti né condanne, ma solo la consapevolezza di una libertà atavica che, per scompenso sociale, va ahimè, ancora conquistata.