Caserta, un altro schiaffo alla cittadinanza in consiglio comunale: il partito del cemento non teme crisi di rappresentanza

Che la esanime città di Caserta sia stata fatta facile preda negli ultimi decenni della famelica lobby dei costruttori grazie a confraternite di politici proni alle pratiche di genuflessa devozione in nome del consenso è cosa nota e da archivio storico. Demolizioni e trasformazioni dissennate in materia di cementificazione e scelte urbanistiche prive di qualsivoglia logica di sostenibilità per la cittadinanza sono sotto gli occhi di tutti. Ma quello che ci appare davvero un gigantesco e amaro paradosso che risulta gravido di conclusioni sconfortanti per tutta la comunità casertana si è celebrato nello scorso consiglio comunale del 24 febbraio, nello specifico con la votazione “all’unanimità” della delibera per la costruzione di 60 alloggi di edilizia residenziale sociale in Via De Falco, all’interno di un terreno situato alle spalle dell’ospedale (nella foto), in un’area classificata F6, destinata alla realizzazione soltanto “di attrezzatura pubblica di interesse comune (scolastiche ,religiose,culturali,sociali, assistenziali, amministrative, annonarie, per pubblici servizi quali uffici postali ,sicurezza civile, ecc.) ed impianti tecnologici (per il trattamento dei rifiuti solidi e delle acque reflue)”. E nel comunicato pubblicato sul sito istituzionale del Comune si legge la parola magica “housing sociale”,che differisce dall’Edilizia Residenziale Pubblica (ERP), e tutta l’operazione appare formalmente ineccepibile.

Così si offre come l’oggetto di una imbarazzante trasversalità pattizia l’improvvida variante al Prg che vede tutto il consiglio comunale fraternamente affiatato nell’unanimità (con dichiarazioni di voto sfavorevoli salvo poi defilarsi al momento opportuno). Tutto questo mentre la commissione d’accesso giunta a Palazzo Castropignano a inizio agosto ha consegnato nelle mani del prefetto di Caserta Lucia Volpe le proprie conclusioni dopo sei mesi di indagine sugli atti comunali. Dopo i tempi previsti la Prefettura invierà al Ministro degli Interni una relazione e il Ministro avrà 90 giorni per valutare lo scioglimento o meno del Comune per infiltrazioni camorristiche. Gli ispettori ministeriali sono stati inviati a Caserta dopo l’inchiesta dello scorso giugno nella quale vennero coinvolti anche l’ex assessore Massimiliano Marzo e l’ex vicesindaco Emiliano Casale.Sarebbe stato razionale ponderare con cura l’opportunità da parte dei consiglieri comunali di sottrarsi a questo mercimonio sul fronte del do ut des politico e anteporre il benessere dei cittadini agli interessi economici di chi continua a sfruttare ogni metro quadrato disponibile. Caserta ha bisogno di verde, di spazi per i bambini, di luoghi di aggregazione, non di nuovi palazzi destinati ad alimentare il degrado e l’isolamento sociale. Basta alla moltiplicazione di nuove costruzioni senza una visione di città intessuta di benessere, qualità ambientale, cultura, partecipazione. La corretta gestione del territorio necessiterebbe dell’approvazione del PUC, congelato al protocollo da quattro anni, mentre si assiste inermi al completamento del selvaggio consumo di suolo. In uno degli ultimi rapporti dell ‘ ISPRA leggiamo: (“L’impatto economico del consumo di suolo in Italia varia tra i 625,5 e i 907,9 milioni di euro l’anno, pari ad un costo compreso tra 30.591 e 44.400 euro per ogni ettaro di suolo consumato” . Se ogni consigliere si aggiornasse su questi dati che purtroppo non diventano costi contabilizzabili nei bilanci degli enti, forse il concetto teorico di “sostenibilità” potrebbe essere declinato con dignità per sé e per l’ambiente.