La compagnia dell’Ovo diretta magistralmente da Raffaele Patti
ha messo in scena sabato 15 marzo, al Teatro Ariston di Marcianise, una versione del Moro di Venezia intensa e coinvolgente. Gli attori si muovono su una scenografia minimal, che dà maggiore risalto ai personaggi che si alternano sul palco. Il boccascena, segna le scene iniziali, con un gioco di luci in chiaro scuro, che risaltano la drammaturgia dei personaggi. Quando il sipario si apre svela un semplice ponteggio in ferro che separa nello spazio due piani di azione, come due mondi seppur nello stesso ambiente. Un sapiente gioco di suoni e luci colora le atmosfere e l’animo degli spettatori tenendo sempre alta l’attenzione del pubblico. La rappresentazione prosegue nel linguaggio della serenissima, in un ambiente moderno saturo di luci, che coinvolgono le emozioni dello spettatore.
Tre momenti chiave segnano anche musicalmente l’ingegno del Patti, l’inizio che è introdotto da Run Like Hell dei Pink Floid, l’intermezzo No surprises dei RadioHead e quello finale Where did you sleep last night dei Nirvana. Sempre musicalmente il ringraziamento al pubblico con Marlene Kuntz in Grazie. Cosa sappiamo davvero del moro di Venezia, William Shakespeare gli assegna il nome di “Otello”,di cui conosciamo le vicende letterarie e le interpretazioni teatrali e cinematografiche, ma non si evince la sua reale origine. Otello è un soldato valoroso e un capitano combattente, arruolato dalla serenissima al comando delle sue navi. La repubblica era infatti, solita assoldare valorosi comandanti stranieri. La tragedia è stata composta probabilmente dallo spunto di alcune pagine scritte da Giambattista Giraldi Cinzio, contenute nelle Hecatommithi. Shakespeare agli inizi del XVII secolo, scrive “The Tragedy of Othello, the Moor of Venice”, che interpreta la tragedia, la passione e la gelosia, tanto amorosa, quanto quella nei ruoli sociali. I personaggi si muovono sullo sfondo della Repubblica di Veneta in lotta con i turchi per il possedimento di
Cipro. Il moro viene descritto come validissimo e coraggioso soldato, che tratto in inganno da Iago, commette quello che oggi definiremmo un femminicidio per gelosia, di cui si pentirà a posteriori, fino a togliersi la vita. Nella tragedia Shakespiriana si evidenziano le differenze sociali dell’epoca, che sembrano purtroppo troppo attuali, omicidi, gelosie, rancori e vigliaccherie, segnano il destino di Desdemona e del Moro.