San Leucio, tra bellezza e abbandono: la voce dei residenti

Caos parcheggi, assenza di controlli e degrado del verde pubblico compromettono la vivibilità del borgo. I residenti chiedono rispetto, servizi e una mobilità più sostenibile.

San Leucio, patrimonio riconosciuto a livello mondiale per il suo valore storico e culturale, si trova oggi a fare i conti con una quotidianità difficile per residenti e attività commerciali. Piazza della Seta, cuore pulsante del borgo, è spesso invasa da autobus turistici e automobili parcheggiate in modo selvaggio, senza regole né controlli visibili.

A farne le spese non sono solo gli abitanti, ormai allo stremo, ma anche i commercianti della zona, che denunciano una costante penalizzazione della propria attività a causa del caos viario e della mancanza di un piano di mobilità coerente con la vocazione turistica del luogo.

Il Belvedere, monumento simbolo del sito borbonico, rischia di restare una cornice dimenticata. Le strade di accesso sono in parte trascurate, con aree verdi abbandonate e assenza di una segnaletica funzionale.

Eppure, un’alternativa è possibile. Un progetto di mobilità pubblica che colleghi Caserta e i principali parcheggi cittadini a San Leucio, con navette a orari fissi, potrebbe non solo risolvere il problema della sosta selvaggia, ma anche migliorare la fruizione turistica del borgo. Un modello già adottato in altri siti storici italiani, che qui troverebbe terreno fertile anche grazie alla forte identità comunitaria.

San Leucio, del resto, è nata come utopia sociale. La comunità leuciana affonda le sue radici nella visione illuminata di Ferdinando di Borbone, che volle qui una società fondata sul lavoro, sull’istruzione e sull’eguaglianza. Non è raro sentire ancora gli anziani del posto raccontare di quando le famiglie vivevano fianco a fianco, condividendo non solo il pane, ma anche la dignità del lavoro nella seta.

Oggi quella memoria merita rispetto, non disattenzione. I residenti chiedono una gestione più ordinata del traffico, un presidio di almeno un vigile urbano  e un sistema di sosta che valorizzi — e non ostacoli — chi vive e lavora nel borgo. Perché non si può parlare di promozione turistica se non si parte dal rispetto per chi quel territorio lo abita e ci lavora ogni giorno.