Le divisioni in giorni, settimane, mesi ecc. corrispondono alla periodicità dei riti, delle feste e delle cerimonie pubbliche. Un calendario esprime il ritmo dell’attività collettiva, oltre a garantirne la regolarità”. Così Émile Durkheim, grande filosofo e sociologo, celeberrimo autore de Le forme elementari della vita religiosa (Parigi, 1912), si esprime sul ruolo fondante delle forme pubbliche religiose antiche per la società e, in particolare, per le forme comuni del vivere, come il tempo. La prerogativa essenziale di questi momenti risiedeva – e risiede – nella capacità di aggregare e di concorrere a creare le basi dell’esistenza collettiva.
Nella società contemporanea, quanto influiscono le tradizioni religiose e folkloristiche sul vivere e sul pensare quotidiano?
Un esempio emblematico è offerto da una particolare usanza legata alla città di Aversa nella giornata del 15 giugno. Come da antica consuetudine, la sacra icona bizantina della Madonna di Casaluce viene portata in processione da Casaluce ad Aversa, dove rimane per quattro mesi.
A partire dal XII secolo, quest’immagine mariana, appartenente alla tipologia orientale delle icone dell’Odigitria – cioè di Maria che indica la Via, il Cristo Bambino – divenne oggetto di forte devozione popolare, poiché si ritiene provenga dalla Terra Santa, insieme a due celebri anfore di alabastro, ritenute appartenenti al primo miracolo di Gesù a Cana di Galilea.
In un primo momento, questi preziosi cimeli furono collocati presso il Maschio Angioino di Napoli, alla corte di Carlo II d’Angiò, e affidati alle cure del figlio del sovrano, Ludovico, che diventerà vescovo francescano e sarà poi canonizzato con il nome di San Ludovico da Tolosa.
Agli inizi del Trecento, la collocazione definitiva dell’icona e delle idrie sarà l’antico castello di Casaluce, fondato dai Normanni e divenuto in questo secolo un grande centro cenobitico dei monaci Celestini, l’ordine fondato da papa Celestino V. È grazie a questa congregazione monastica, animata da una profonda spiritualità benedettina, che nacque la particolare tradizione della “traslazione”, il passaggio dell’icona tra le due comunità: infatti, nei mesi estivi, i monaci lasciavano Casaluce per raggiungere i confratelli dell’Abbazia di Aversa.
Ogni anno, il 15 giugno, una grande processione — con il Vescovo, il Capitolo Cattedrale, il clero, le confraternite e i fedeli laici — accompagna solennemente l’icona, intronizzata su un suntuoso baldacchino argenteo, ricco di simboli e significati dottrinali, fino alla sua chiesa “estiva” di Aversa. Numerosi sono i prodigi e gli eventi storici legati a questa tradizione, tanto che papa Clemente XIV, il 12 maggio 1772, proclamò la Vergine di Casaluce patrona della città e dell’intera diocesi di Aversa.
Ancora oggi, Aversa si raccoglie attorno a quest’immagine molto cara alla pietà popolare, ricordando un valore centrale che l’arte e la liturgia bizantina attribuiscono a queste particolari icone: la loro stessa realizzazione è una forma di preghiera; lo sfondo dorato che le caratterizza è un richiamo alla realtà celeste, a cui perennemente si rivolge la dottrina cristiana, nelle sue diverse espressioni.
