Il comunicato
Il Gruppo di lavoro 31 agosto fondato da Ciro Costagliola, con il compito di tutelare il verde del Parco della Reggia che, con la Reggia di Caserta, è patrimonio dell’Umanità dal 1997. Realtà museale complessa, oltre che per le sue notevoli dimensioni, anche per peculiarità architettoniche e botaniche e quindi richiede anzitutto continuità di gestione a livello manageriale. Unitamente a professionisti che lavorano nell’ambito della manutenzione di parchi e giardini ha segnalato alla DG della Reggia senza esito, diverse criticità del parco: carenza di acqua nelle cascate, prelievi abusivi dall’acquedotto carolino, acqua stagnante della peschiera con il proliferare di zanzare, necessità di sostituire i lecci morti della via d’Acqua con querce adulte, di rimozione dei rami morti o malati, che sono motivo di infezioni parassitarie per le piante sane, di potature accurate, di pulizia dai rampicanti infestanti (vite americana) di alcuni cipressi del doppio filare nel giardino inglese, di sostituzione delle piante morte nel giardino inglese con le stesse specie, di rimozione di piante infestanti rampicanti (edera e vite americana) sulle piante del bosco nonché di piante infestanti di Ailanto e Robinia (presenti nell’elenco delle specie esotiche invasive –Reg. UE n. 1143/2014 e D.Lgs. 15 dicembre 2017, n. 230), ingiallimento dei prati della parte alta per mancanza di irrigazione.
Sono anni che segnala prelievi abusivi dall’acquedotto nonché la necessità di ripristinare l’impianto di riciclo di acqua, che venne realizzata dal sovrintendente Gianmarco Jacobitti, per sopperire già negli anni ’80 alla ridotta adduzione della portata idrica dovuta da una parte, al diminuito apporto dalle sorgenti del Fizzo, e dall’altra dalla captazione lungo l’acquedotto Carolino sia di prelievi autorizzati in concessione negli anni, concessioni che sembrerebbero mai censite e controllate sia nei quantitativi di prelievo che negli importi esigui da corrispondere, sia per furti d’acqua per allacci abusivi lungo i 36 km dell’opera vanvitelliana. L’impianto di sollevamento dell’acqua consentiva l’alimentazione della cascata e della via d’acqua permettendo l’ossigenazione della stessa utile sia per la fauna ittica delle vasche che per evitare la proliferazione di alghe autotrofe. L’impianto cessò di funzionare negli anni ’90 e non è stato più ripristinato benché più volte sollecitata la riattivazione.
Più in generale ha segnalato la necessità di restituire alla fruizione dei visitatori vaste e suggestive aree del parco interdette da anni quali la Castelluccia, la Peschiera Grande, il Torrione ed i suggestivi camminamenti sotto le fontane dei Delfini e di Eolo.
Ha segnalato altresì di recente all’ASL di Caserta ed ai comuni di Caserta e Casagiove che il ristagno di acqua della fontana di Diana e la peschiera grande determinano un pericolo di diffusione della zanzara vettore del West Nile, atteso che sono stati riscontrati ad oggi 9 casi in Campania sollecitando interventi di sanificazione.
Ha apprezzato l’interrogazione della consigliera Regionale Maria Luigia Iodice la quale ha chiesto al presidente De Luca “quali iniziative intende intraprendere per affrontare le problematiche suddette e più in particolare se intende sollecitare la DG della Reggia di Caserta ad intervenire sulle criticità segnalate e ciò oltre che per ottimizzare gli investimenti regionali in termini di promozione turistica anche e soprattutto per non penalizzare il complesso museale che costituisce risorsa economica prioritaria per il territorio campano ed eventualmente coinvolgere Scabec sulle iniziative utili a sanare la attuale situazione”.