Di Peppe Sacco
C’è una linea sottile tra il talento e la grandezza, e spesso il ponte che le unisce ha un nome e un volto. Per tanti giovani dell’atletica italiana, quel volto è quello di Tonino Andreozzi, uomo di poche parole ma di gesti e visioni che hanno saputo cambiare destini. I primi passi li mosse al fianco del dott. Vittorio Savino, imparando che un atleta non è soltanto un insieme di tempi, misure o risultati, ma soprattutto una persona da comprendere, motivare e far crescere. Questa lezione lo accompagnerà per tutta la sua carriera, diventando il filo rosso che lega decenni di esperienze, dalle piste polverose di provincia ai palcoscenici internazionali. Tecnico FIDAL e poi guida della rappresentativa azzurra in veste di Vice Direttore Tecnico – Squadre Nazionali Giovanili (U23 – U20 – U18). Andreozzi ha vissuto la pista in ogni sua declinazione: il silenzio dell’allenamento all’alba, la tensione di una finale europea, la gioia di vedere un ragazzo salire sul podio con la bandiera sulle spalle. Non ha mai inseguito le luci dei riflettori, ma i suoi atleti sì — e spesso li ha portati proprio lì, dove la luce è più forte. A Tampere, in Finlandia, ha condotto l’Italia U20 a uno storico trionfo: sei ori, un medagliere ricco e la consapevolezza di avere una generazione pronta a sognare in grande. “Un medagliere così non ce lo aspettavamo”, ha detto con la calma di chi conosce bene la fatica dietro quei numeri. Perché dietro ogni oro, dietro ogni medaglia, c’è un viaggio fatto di cadute, di ripartenze, di allenamenti sotto la pioggia e di sacrifici silenziosi. Ma Andreozzi sa che il successo più grande non è il metallo attorno al collo: “Devono mantenere la stessa umiltà… conservare il divertimento di oggi anche quando le sfide saranno più dure.” Le sue parole sono un promemoria per ogni giovane: il talento senza umiltà è una meteora, ma il talento con umiltà può diventare una stella che non smette di brillare. Oggi, tra i nomi che ha contribuito a far emergere, ci sono promesse nate tra il 2007 e il 2009, ragazzi e ragazze che forse tra qualche anno vedremo alle Olimpiadi. E chissà, tra quelle medaglie future, quanti sapranno che dietro la loro corsa c’era il passo silenzioso e sicuro di Tonino Andreozzi. Ma questo traguardo non è frutto di un solo uomo. È il risultato di un lavoro corale, in cui società sportive, allenatori e tecnici di base hanno avuto un ruolo fondamentale. Sono loro che, giorno dopo giorno, hanno coltivato i primi sogni di questi giovani, li hanno accompagnati nei momenti difficili e hanno costruito, insieme ad Andreozzi, un movimento forte e coeso. Lui, intanto, continuerà a fare ciò che ama: ascoltare il respiro dei ragazzi in partenza, osservare il loro sguardo prima dello sparo, e dare, al momento giusto, la parola giusta. Perché è così che lavorano i grandi maestri: costruendo il futuro, un atleta alla volta.